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Visualizzazione dei post da giugno, 2012

La fede che risana

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La fede del centurione, uno straniero e quindi non israelita, stupisce Gesù stesso. Il soldato romano dice di non essere degno della visita del Nazareno nella sua casa, ma in realtà, proprio grazie alla fede, Gesù ha già fatto ingresso nel suo cuore e quindi può efficacemente farsi carico delle sue infermità. Anche noi siamo chiamati, per la fede, ad entrare nello spazio abitato dal Signore e dove c'è Lui, anche se feriti dal male, c'è guarigione. Chiediamo al Signore di accrescere la nostra fede nella potenza della sua Parola che risana: "Di’ soltanto una parola e il (tuo) servo sarà guarito". Dal vangelo secondo Matteo ( Mt 8, 5-17). In quel tempo, entrato Gesù in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò». Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una par

"Ma voi, chi dite che io sia?"

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Gli apostoli Pietro e Paolo, colonne della Chiesa, diversissimi tra loro, sono associati in un'unica festa. Entrambi hanno reso la testimonianza più alta a Cristo nel martirio subito a Roma. Sarebbe presuntuoso in poche righe dire la grandezza di tali apostoli, che non consiste tanto in loro particolari doti umane, ma nella fede riposta da entrambi in Gesù Cristo. "Tu sei il Cristo", professa con vigore Pietro, e su questa fede il Maestro affida la custodia della "Sua" Chiesa e del regno alle fragili mani di un uomo. "Le potenze degli inferi non prevarranno su di essa": la storia di duemila anni ce lo conferma, nonostante le fragilità degli uomini di chiesa, perché si tratta della "Sua" Chiesa appunto. Tuttavia Pietro e Paolo ci dicono che la grazia che ha agito in loro è più forte delle debolezze umane. La stessa forza della fede, professata e testimoniata fino all'effusione del sangue da Pietro e Paolo, può e deve sostenere la nostra

Costruire sulla roccia

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Quante volte siamo rimasti delusi e scottati per una parola data e non mantenuta, quindi falsa? Ha  ancora oggi  la parola la capacità di convincere con la necessaria carica di credibilità che l'accompagna? In sostanza siamo alla ricerca di parole vere, che passino la prova della coerenza tra detto e vissuto. Gesù insegna "come uno che ha autorità", è il Verbo - la Parola uscita dal Padre - fatta carne. Egli fa unicamente la volontà del Padre. Il suo insegnamento è affascinante perché vero e perché svela "l'uomo all'uomo e gli rende nota la sua altissima vocazione" (Concilio Vaticano II). Ascoltare e mettere in pratica: non ci resta che provare! Dal vangelo secondo Matteo ( Mt 7, 21-29) In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.  Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo no

Avere occhio

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Oggi un altro prezioso insegnamento di Gesù. Egli ci invita ad "avere occhio". Chi sono i falsi profeti che vengono a noi in vesti di pecore? Li sappiamo smascherare? Un indizio facile: verificare i frutti. Premesso che nessuno di noi può sentirsi al sicuro e certo di non venire abbindolato, mi vengono in mente in particolare i bambini e i giovani. Coloro che, per definizione, sono più curiosi e meno esperti della vita: è anche per loro che dobbiamo "avere occhio"! Hanno diritto ai frutti buoni. Dal vangelo secondo Matteo ( Mt 7, 15-20). In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:  «Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci! Dai loro frutti li riconoscerete.  Si raccoglie forse uva dagli spini, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni

Una guida chiara

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Tre detti di Gesù, che sono anche tre "perle" per dirla con le sue stesse parole. Sono tra loro accostati senza un'apparente relazione, ma ciascuno è capace di offrirci un principio di azione di immediata chiarezza nelle varie situazioni della vita: "Non date...", "... anche voi fatelo...", "entrate...". L'attenzione a proporre Gesù e i suoi insegnamenti a chi si mostra aperto, la "regola d'oro" formulata in modalità positiva come guida nella relazione con gli altri, la prontezza a seguire Gesù varcando la "porta stretta" della croce nelle varie forme in cui si presenta... Ce n'è abbastanza da vivere per oggi! Dal vangelo secondo Matteo ( Mt 7, 6. 12-14). In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:  «Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi. Tutto quanto volete che gli uomini facciano

Non giudicate!

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No comment. Volete provare voi a commentare il vangelo di oggi? Ma se non volete perdere troppo tempo è meglio iniziare subito a viverlo! Dal vangelo secondo Matteo ( Mt 7, 1-5). In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:  «Non giudicate, per non essere giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi.  Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? O come dirai al tuo fratello: “Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio”, mentre nel tuo occhio c’è la trave? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello». 

Dal vecchio al nuovo

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Giovanni il Battista si trova a svolgere un ruolo cruciale, posto nel mezzo tra il vecchio e il nuovo. E' l'ultimo dei personaggi che hanno reso grande l'antico Israele e il primo che annuncia la novità segnata da Cristo. Vive, potremmo dire, nel mezzo di una crisi di passaggio epocale. Che non possa essere anche per noi, e per il nostro tempo di crisi, un modello a cui guardare? Non ci invita forse egli, ancora oggi, a guardare a Gesù, come Colui da cui ricominciare? Dal vangelo secondo Luca ( Lc 1, 57-66. 80). Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei. Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccaria. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».  Allora domand

La prospettiva di Dio

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La parola di Gesù che invita a non preoccuparci del domani sembra stridere con i tempi che viviamo. Cosa raccontare a chi, padre di famiglia, perde il lavoro a cinquant'anni o al neolaureato che vede la prospettiva di uno straccio di lavoro come un miraggio? Cosa dire a chi giace in un letto di ospedale senza più forze per lottare contro un male che lo consuma? Cosa fare di fronte all'immane tragedia di chi muore di fame nello Sahel o si trova sotto una pioggia mortale di bombe nella città di Homs in Siria? Non ci appaiono forse quelle di Gesù come parole consolatorie a buon mercato? Eppure a riflettere bene, se le sue parole fossero davvero ascoltate e vissute, si aprirebbero davanti a noi orizzonti di speranza ben diversi. Il vero grande duello è tra Dio e la ricchezza. Se davvero impegnassimo le nostre energie a cercare il regno di Dio e la sua giustizia affronteremmo la vita da tutt'altra prospettiva... Proviamo oggi ad assumere la prospettiva di Dio e a vivere di conse

L'occhio e la luce

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Chi può conoscere il cuore di un uomo? E' in gran parte un mistero sconosciuto alla medesima persona, figuriamoci quello dell'altro. Solo Dio è capace di scrutare e conoscere l'intimo dei cuori. Però alcuni sintomi possiamo osservarli. Per esempio, possiamo capire quali sono le cose che attirano di più il nostro interesse e per le quali siamo disposti a investire le nostre energie migliori. Là, probabilmente, sarà anche il nostro cuore. Con onestà dobbiamo anche chiederci se sono in grado di appagarlo (il cuore), oppure lo lasciano vuoto. Se si verifica quest'ultima ipotesi, vuol dire che il vero tesoro è da cercare altrove. La seconda parte del vangelo ci offre un indizio: non sono le realtà e le persone esterne a noi a saziarci (prima o poi ci stufano o ci deludono), ma la luce che abita dentro di noi e che va cercata scavando spesso sotto una coltre di cenere tenebrosa. "Dio è luce e in lui non c'è tenebra alcuna" (1Gv 1,5). E' Dio la luce da cerc

Un gusto nuovo

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Non mi avventurerò in un commento del "Padre nostro". E' una preghiera che, forse più volte al giorno, viene modulata dalle nostre labbra, ma che non dovrebbe mai cessare di stupirci. Innanzitutto è l'unica preghiera che abbiamo appreso da Gesù stesso. Qui dentro c'è tutto il vangelo. E' una preghiera sobria, senza spreco di parole: il Padre sa già di cosa abbiamo bisogno. Efficacemente Sant'Agostino dice che lo scopo della preghiera è ravvivare in noi il desiderio di ricevere dal Padre ciò che Egli ha già deciso di darci. E' una preghiera al plurale: il Padre non è "mio", ma "nostro". La fede cristiana include il fratello. Dire "Padre nostro" include la consapevolezza di sentirci tutti figli di un solo Padre e quindi fratelli. E' una preghiera che ci libera dalle strettoie del nostro io, anche laddove invochiamo il "sia fatta la tua volontà": non "mia" né "nostra", ma "tua". E

Senza applausi

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Nella logica del discorso della montagna, dove Gesù punta dritto al cuore dell'uomo e alle sue intenzioni profonde per vedere che cosa lo abita, non ci può essere spazio per l'ipocrisia. Essere ammirati, essere lodati, essere visti... E' un problema non solo di oggi. Mostriamo il nostro profilo e... restiamo in ansiosa attesa di tanti click su "mi piace" (a proposito, perché non c'è un pulsante "non mi piace" su cui cliccare?). Il valore di una persona non dipende dall'indice di gradimento dell'ultimo sondaggio, ma dal suo "essere vera". Siamo nudi agli occhi di Dio, perciò non abbiamo bisogno di nasconderci dietro ad una maschera. I gesti del fare elemosina, pregare, digiunare sono efficaci se sono veri. Diversamente sono numeri da circo o teatro per strappare gli applausi del pubblico. L'agire "nel segreto" mette al riparo dal rischio di falsificazione del gesto. Oggi proviamo a mettere in atto gesti e attenzioni c

L'occhio penetrante di Dio

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La perfezione che Gesù domanda, "come" quella che è nel Padre, ci appare l'avanzamento di una pretesa assurda. Come può farci una richiesta simile? Innanzitutto bisogna notare che quel "siate perfetti" non rende bene l'originale verbo greco che parla di un telos,  un fine verso cui tendere, un'espressione quindi che contiene in sé un elemento di cammino, di dinamicità. In sostanza Gesù propone ai suoi discepoli, quindi a noi, un cammino di libertà per aprirci spazi all'amore senza confini. L'amore "sconfinato" di Dio diventa l'orizzonte verso il quale viaggiare. Non ci sono più steccati e confini che reggono, l'amore non fa preferenza di persone. L'amore del nemico è l'emblema dell'amore "senza se e senza ma": è un amore che non guarda in faccia a nessuno, perché guarda negli occhi e penetra nell'anima di ognuno - anche nemico - fino a scorgervi nelle profondità del suo essere la presenza stessa di Di

L'altra guancia, altra logica

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Nell'ambito del, cosiddetto, discorso della montagna di Gesù, che si apre con l'insegnamento delle beatitudini, ascoltiamo oggi un'altra delle antitesi: "avete inteso che fu detto... ma io vi dico...". Innanzitutto, la legge del taglione, a differenza di quanto comunemente si crede, non è una concessione alla violenza, ma, al contrario, vuole costituire un freno al dilagare di essa. Vale a dire che ad una offesa ricevuta non è consentito reagire con una violenza sproporzionata. Ma a Gesù non basta, egli va oltre: il regno che è venuto ad annunciare non ammette spazio alcuno alla violenza, anche se misurata e disciplinata. Egli è per la non-violenza, meglio, è favorevole all'uso della... forza del bene, contrapposta al male. Il guaio nostro è che consideriamo le parole di Gesù utopia in questo mondo, oppure espressioni paradossali che al massimo indicano una via ideale da percorrere... ma poi bisogna fare i conti con la realtà ben diversa di tutti i giorni do

Non solo paglia

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Nonostante i tempi difficili che attraversiamo (e poi, c'è stato mai un tempo facile?) che indurrebbero al pessimismo e alla rassegnazione, non bisogna dimenticare che Dio, in Gesù Cristo, ha posto il seme del suo regno in mezzo al mondo una volta per sempre. Un seme che ha in sé una forza e una vitalità che non potrà mai essere spenta, perché è Dio stesso che lo fa crescere. Questo seme il divino seminatore lo ha posto nei solchi della nostra esistenza: si tratta del seme della fede e della Parola. Nonostante la zizzania seminata dal nemico, nonostante la mano di rapina del diavolo che ruba la Parola, il seme del regno non smetterà di crescere, perché Dio vigila su di esso. Il chicco pieno nella spiga è il frutto dell'amore e della giustizia, l'unico ad essere ammesso nei granai del regno. Il resto è pula, paglia, erba secca, buone sole per essere bruciate. Che la nostra vita non si trasformi in un fuoco di paglia: siamo pronti per il raccolto! Dal vangelo second

La custodia del cuore

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Maria è modello per noi della difficile arte della "custodia del cuore". In un'epoca dominata dal chiasso, dal frastuono, dalle mille sollecitazioni che ci tirano e ci di-vertono (nel senso letterale di dirigere la vita verso mete sempre diverse, ma infine insoddisfacenti), è difficile ancorare la vita a un centro solido e stabile. La posta in gioco è grande: la vita senza un centro rischia di dissiparsi e impazzire. Maria è con-centrata in Dio, nella sua volontà, di fronte alla quale non si smarrisce, ma si affida. La custodia del cuore vuol dire allora non perdere di vista il centro, attorno al quale tutto trova il giusto senso. Facciamo tacere i rumori, cerchiamo il silenzio... per ascoltare il cuore e apprendere il ritmo della vita. Dal vangelo secondo Luca (Lc 2, 41-51). I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre

Problemi di circolazione?

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Oggi è la solennità del Sacro Cuore di Gesù . E' una festa di origine devozionale che mette attenzione all'amore umano-divino di Cristo di cui il cuore è simbolo. Appunto, il cuore. Da esso fluisce il sangue che attraverso le arterie principali, i vasi sanguigni e i capillari raggiunge ogni membro del corpo, ogni cellula di esso, portando ossigeno e nutrimento, quanto è necessario per vivere. L'attività del cuore è necessaria per la vita dell'intero corpo e di ciascuna delle sue parti, ma è importante che il sistema circolatorio sia efficiente e senza ostruzioni, in buona salute. Ora mi permetto una applicazione, forse un po' semplicistica, della metafora alla vita della Chiesa. Il cuore è Cristo, e possiamo essere certi della sua "buona salute", il sangue è lo Spirito che "dà la vita" e non possiamo dubitare della sua "qualità", il sistema circolatorio, costituito da vasi principali e periferici, è la rete di relazioni alla base dell

Fatti per il massimo

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La giustizia "superiore" va al cuore della legge e quindi non si ferma al minimo legale, alla pura osservanza esteriore. E il cuore della legge è la carità, l'amore. Giustizia e amore sono le due facce dell'unica medaglia. Gesù chiarisce che la legge è per la persona, mira al suo bene, e non il contrario. La "nuova" giustizia deve abbandonare il metro umano per adottare l'unità di misura di Dio... E chi potrà misurarne i confini? Fatta questa premessa, Gesù porta alcuni esempi di applicazione pratica, caratterizzati dall'opposizione: "Avete inteso che fu detto... Ma io vi dico...". Nel brano di oggi ne leggiamo il primo, relativo al quinto comandamento, "non uccidere". Gesù ci conduce al cuore del precetto. Si tratta di andare oltre il semplice divieto di porre atti di violenza estrema verso il simile, ma di evitare ogni gesto, ogni parola che sia offensiva e produca ferite all'altro. Di più ancora: ogni gesto e ogni parola,

Le piccole cose

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Gesù, al dottore della legge che gli chiede: "Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?", risponde con i due comandamenti dell'amore di Dio e del prossimo, e aggiunge: "Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti" (Mt 22,34-40). Se, dunque, l'amore è il senso ultimo di tutta la Scrittura antica, che trova il suo compimento in Cristo che ci ha amati "fino alla fine" (Gv 13,1), allora è lo stesso "amore" che si trova dietro ad ogni "minimo precetto", trasformandolo da giogo pesante a peso dolce e leggero (cfr. Mt 11,30). La Parola di Gesù del vangelo di oggi mi spinge allora ad essere attento ad amare, anche nelle minime cose. L'amore rende grande anche ciò che è piccolo! Dal vangelo secondo Matteo (Mt 5, 17-19). In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:  «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento.  In

"Risplenda la vostra luce"

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Il sale ha la proprietà di perdersi e sciogliersi in una pietanza dando sapore agli ingredienti, esaltandone il gusto e la bontà. La sua azione è delicata, ma efficace. Gustare un piatto, pur fatto di ottimi ingredienti, con o senza  il sale non è la stessa cosa. La fede in Cristo agisce, a livello sia personale sia sociale, come il sale: essa agisce esaltando l'umano dandogli un sapore divino. Simile è l'azione della luce: avvolge di sé, accarezzandolo, ogni elemento che raggiunge, lo sottrae al buio e ne rende visibili i colori che rallegrano la vista. Insomma, la vita cristiana è tale se dà gusto, colore e calore alla realtà che raggiunge. Tanta insipiscenza e tanto grigiume che si vedono in giro sono estranei al vangelo di Cristo.  Dal vangelo secondo Matteo (Mt 5, 13-16). In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:  «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e

Un'armatura leggera

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E' bella la libertà che si prova nel seguire Cristo! Un po' come una mongolfiera che, liberata da ogni zavorra, si innalza leggera verso il cielo. Gesù invia gli apostoli con l'armatura leggera della sola "buona notizia" del regno dei cieli, tutto il resto è fardello inutile. L'invio del Nazareno e le caratteristiche dell'annuncio lasciano intuire che non c'è tempo da perdere: il vangelo da predicare è una priorità assoluta, anche oggi. E' questione di salvezza! Ma.. di quanti fardelli e pesi inutili dovremmo liberarci!? Dal vangelo secondo Matteo (Mt 10,7-13). In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli: «Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni.  Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perch

"La mia sola forza, l'Eucaristia"

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Corpus Domini - Corpo del Signore. La festa dell'Eucaristia è la festa di Cristo e del suo Corpo che è la Chiesa. Oggi non offro il commento del vangelo del giorno né riflessioni sull'Eucaristia, ma riporto la meravigliosa esperienza del rapporto con l'Eucaristia di un testimone della fede dei nostri tempi, il cardinale vietnamita François Xavier Nguyên Van Thuân  (1928-2002) . Nominato vescovo di Saigon nel 1975, poco tempo dopo fu arrestato. Ha trascorso 13 anni in prigione di cui 9 in totale isolamento. Dopo la sua scarcerazione Giovanni Paolo II lo ha chiamato a Roma, affidandogli la presidenza della Pontificia Commissione Giustizia e Pace. Nel 2000 ha predicato gli esercizi spirituali di quaresima al Papa e alla curia romana. Ho avuto la fortuna di conoscerlo e scambiare due parole con lui durante una veglia di preghiera vocazionale a Loreto, proprio pochi mesi prima della sua morte. Ho vivo il ricordo dei suoi occhi luminosissimi e della sua grande cordialità, perf

A Dio non soltanto briciole...

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Il brano evangelico di oggi è costituito da due parti, unite dallo stesso contesto del tempio. In entrambe Gesù, dall'osservazione di quello che vi accade, trae un insegnamento. Il primo rivolto in senso generale alla folla, il secondo ai suoi discepoli. La prima tentazione da cui liberarci, nel leggere il testo, è quella di portare immediatamente il pensiero a quelle persone o categorie di persone che ci viene spontaneo assimilare agli scribi o ai ricchi del racconto. Questo può essere vero, ma è fin troppo facile! Più difficile è spostare l'attenzione su di noi e sui nostri personali atteggiamenti. Il pericolo dell'ostentazione di sé, di un certo narcisismo preoccupato della propria immagine e reputazione sempre alla ricerca di facili consensi, potrebbe prevalere, nei contesti sia ecclesiali che sociali, sulla vera attenzione all'altro e alle sue necessità. Questo atteggiamento potrebbe impoverire, e perfino falsare, gesti importanti quale quello del pregare o il re

Un passo avanti...

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Nell'ebraismo degli ultimi due secoli prima di Cristo si diffonde l'attesa messianica di un ideale re davidico, discendente del grande re Davide (1010-970 circa, avanti Cristo), secondo la promessa espressa al re dal profeta Natan, contenuta nel secondo libro di Samuele (2Sam 7,12). Per questo più volte nei vangeli, come sappiamo, Gesù viene appellato: "Figlio di Davide". Ora, nel brano evangelico di oggi, Gesù vuole dimostrare che il Messia (l'Atteso, il re unto inviato da Dio) è qualcosa di più che il semplice figlio di Davide, avendo un'origine più gloriosa e trascendente di quella dello stesso Davide. A riprova di ciò Gesù cita un versetto del salmo 110. Ora, che cosa può voler dire tutto questo per noi e per la nostra fede? La grandezza di Gesù, la sua gloria, si manifesta nell'umiltà e nell'abbassamento: niente di più lontano dalla gloria e dai fasti della regalità mondana. Mi sembra di poter trovare qui un'indicazione a cercare Gesù, la su

Le radici e la chioma

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La risposta di Gesù, anche nel caso del vangelo di oggi, attinge dalla sapienza antica e vi aggiunge qualcosa di nuovo e originale. Il comandamento dell'amore per Dio, non solo era conosciuto, ma ogni giorno l'israelita pregava con lo "Shemà Israel! - Ascolta, Israele!" (vedi Dt 6,4-5). Anche il comandamento dell'amore del prossimo lo troviamo nell'antico testamento (vedi Lv 19,19), anche se ristretto nell'orizzonte del popolo ebraico. L'originalità di Gesù sta nel legare indissolubilmente tra loro i due comandamenti. Entrambi sono il "primo" di tutti i comandamenti: godono del primato a pari merito. Il secondo elemento di originalità sta nell'estensione universale che il comandamento dell'amore del prossimo acquista in Gesù e nel cristianesimo. Scrive San Giovanni nella sua prima lettera (1Gv 4,19-21): "Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo. Se uno dice: 'Io amo Dio' e odia suo fratello, è un bugiardo. Chi inf

L'amore non va sprecato

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Punto qualificante e cardine della fede cristiana è la "risurrezione dei morti" che si fonda sulla fede pasquale di Gesù Cristo morto e risorto. Il percorso di fede dell'antico Israele aveva già preparato e anticipato tale presa di coscienza, ma non tutte le "scuole" e i gruppi - tra questi quello dei sadducei - credevano nella risurrezione. Ecco allora l'ulteriore provocazione lanciata a Gesù, con lo scopo di "coglierlo in fallo nel discorso", sul tema della risurrezione dei morti. L'argomentazione a sfavore che i sadducei portano è la descrizione di un caso in cui una donna, per la legge mosaica cosiddetta del "levirato" descritta nel Deuteronomio (25,5), prende sette volte marito. "Alla risurrezione... di quale di loro sarà moglie?". La risposta di Gesù - "Quando risorgeranno dai morti, infatti, non prenderanno né moglie né marito" - può sconcertare e va intesa bene. Ritengo illuminante, per comprendere quanto

"Di chi è l'immagine?"

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Una domenica di qualche anno in cui si leggeva lo stesso brano evangelico di oggi, dovendo celebrare l'eucaristia con la presenza di diversi bambini e ragazzi, mi sorse la domanda di come rendere comprensibile, prima di tutto a loro e quindi a tutti, il messaggio contenuto in quel "Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio". L'espressione di Gesù infatti risulta un po' oscurata e usurata anche dall'uso entrato nel modo di dire quotidiano. Mentre si avvicinava l'ora della messa e mi lambiccavo il cervello per cercare una soluzione, mi balenò l'idea di stampare da internet una riproduzione ingrandita della moneta romana con l'effigie di Cesare. Durante l'omelia chiesi la collaborazione di due ministranti per mostrare a tutti l'immagine della moneta. E riproposi la domanda di Gesù: "Di chi è l'immagine?". "Di Cesare!", risposero prontamente i bambini. Poi feci mettere via il foglio e, indicando il

Pietra d'angolo

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Gesù è l'emblema (più alto, s'intende!) di chi decide di vivere nel mondo in verità e giustizia, non badando a sé stesso, ma al bene di tutti e di ciascuno. E' evidente che in un mondo dominato da una logica tanto diversa, la presenza del giusto viene vista come intollerabile. A mio parere, la maggioranza dei comportamenti umani scomposti e malsani nasce fondamentalmente da due atteggiamenti: la gelosia e l'invidia. La gelosia vorrebbe tutta l'attenzione e il bene rivolto a sé; l'invidia non sopporta il bene dell'altro, non sa gioire di esso. La sorte del giusto, che ama tutti, senza preferenza di persone - in questo mondo - è determinata dalla lotta che gli oppongono coloro che sono accecati dall'invidia e dalla gelosia. Tuttavia chi segue Gesù sa che, se da un lato deve essere pronto a sottoporsi all'umiliazione (Gesù lo è fino alla morte di croce) dall'altro lato si attende da Dio l'esaltazione e la gloria. In parole povere, deve prepara

La nostra identità più profonda

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Solennità della SS. Trinità. Anche oggi, come ogni mattina, inizio la giornata "nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo". Vale a dire: nella fede in quel Dio-comunione nel quale "viviamo, ci muoviamo ed esistiamo" (At 17,28). E' Gesù Cristo colui che ci ha fatto entrare nel "mistero nascosto da secoli e da generazioni" (Col 1,26) e ci ha svelato il mistero di Dio. In questo modo ha svelato l'uomo all'uomo stesso, facendoci conoscere la nostra identità più profonda. Scrive Giovanni Paolo II nella sua prima enciclica "Redemptor hominis" (1979):  L'uomo non può vivere senza amore. Egli rimane per se stesso un essere incomprensibile, la sua vita è priva di senso, se non gli viene rivelato l'amore, se non s'incontra con l'amore, se non lo sperimenta e non lo fa proprio, se non vi partecipa vivamente. E perciò appunto Cristo Redentore rivela pienamente l'uomo all'uomo stesso (RH 10). L'Amore, ap

C'è autorità e autorità

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C'è autorità e autorità... C'è un'autorità imposta, che mira a mantenere la propria posizione di potere, a cui manca l'amore per il vero e il bene. C'è un'autorità che non si impone, ma si propone e la cui forza si fonda sulla credibilità e l'autorevolezza. La domanda che i capi dei Giudei rivolgono a Gesù è tendenziosa: cercano di attaccare e infangare la credibilità del Nazareno. E' stato ed è sempre così: la menzogna combatte la verità con la "macchina del fango" che viene scagliata non contro il messaggio, ma contro chi lo propone, screditandolo. L'obiettivo è l'autoconservazione. Gesù non accetta di duellare su questo piano. Egli, che è la verità fatta carne, accetta di essere vilipeso, deriso, infangato, si lascia inchiodare sulla croce come un impostore... Tutto ciò svela la debolezza di chi fonda la propria autorità sulla menzogna: la paura. E' la paura di perdere il potere che spinge chi ce l'ha ad eliminare l'avv

Non solo foglie...

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Gesù ha fame! La sua presenza trasformante non trova risposta in quell'albero che, non riconoscendo il "cambio di stagione" significato dalla missione di Cristo nella storia e la novità da lui portata, rimane senza frutto. La fame di Gesù è fame dei frutti nuovi del Regno da lui inaugurato: un nuovo tipo di fede, un nuovo tipo di culto reso a Dio, un nuovo tipo di preghiera. L'agire irruento di Gesù, nel maledire il fico e nel cacciare i mercanti dal tempio, mette in evidenza il contrasto e l'incompatibilità che esiste tra il nuovo e il vecchio. Dichiara l'inaugurazione definitiva di una nuova stagione, quella che porta i frutti mediante lo Spirito. Cosa sarebbe la mia vita senza Cristo e priva dell'azione dello Spirito? Sarebbe condannata alla sterilità... Sono convinto che anche oggi Gesù è la vera novità della mia vita? Attenzione: Egli viene a cercare frutti nel mio albero... Dal vangelo secondo Marco (Mc 11, 11-25). [Dopo essere stato accl