"La mia sola forza, l'Eucaristia"


Corpus Domini - Corpo del Signore. La festa dell'Eucaristia è la festa di Cristo e del suo Corpo che è la Chiesa. Oggi non offro il commento del vangelo del giorno né riflessioni sull'Eucaristia, ma riporto la meravigliosa esperienza del rapporto con l'Eucaristia di un testimone della fede dei nostri tempi, il cardinale vietnamita François Xavier Nguyên Van Thuân (1928-2002) . Nominato vescovo di Saigon nel 1975, poco tempo dopo fu arrestato. Ha trascorso 13 anni in prigione di cui 9 in totale isolamento. Dopo la sua scarcerazione Giovanni Paolo II lo ha chiamato a Roma, affidandogli la presidenza della Pontificia Commissione Giustizia e Pace. Nel 2000 ha predicato gli esercizi spirituali di quaresima al Papa e alla curia romana. Ho avuto la fortuna di conoscerlo e scambiare due parole con lui durante una veglia di preghiera vocazionale a Loreto, proprio pochi mesi prima della sua morte. Ho vivo il ricordo dei suoi occhi luminosissimi e della sua grande cordialità, perfino di un sorprendente senso di humor. Ecco dalle sue stesse parole il racconto del suo rapporto con l'Eucaristia:
«Lei ha potuto celebrare la Messa in prigione?», è la domanda che molti mi hanno posto più volte. E hanno ragione: l'eucaristia è la più bella preghiera, è il culmine della vita di Gesù. Quando rispondo «sì », conosco già la domanda seguente: «Come ha potuto procurarsi il pane e il vino?». Quando fui arrestato, dovetti andarmene subito, a mani vuote. L'indomani, mi è permesso di scrivere per chiedere le cose più necessarie: vestiti, dentifricio... Ho scritto al mio destinatario: «Per favore, mi mandi un po' di vino, come medicina contro il mal di stomaco». I fedeli capiscono cosa significa; mi mandano una piccola bottiglia di vino per la Messa, con l'etichetta «medicina contro il mal di stomaco», e delle ostie celate in una fiaccola contro l'umidità. La polizia mi ha domandato: - "Lei ha male allo stomaco?" - "Sì". - "Ecco, un po' di medicina per lei". Non potrò mai esprimere la mia grande gioia: ogni giorno, con tre gocce di vino e una goccia d'acqua nel palmo della mano, celebro la mia Messa. Comunque, dipendeva dalla situazione. Sulla nave che ci portava verso nord, ho celebrato nella notte e comunicato i prigionieri intorno a me. Talvolta devo celebrare quando tutti vanno al bagno dopo la ginnastica. Nel campo di rieducazione siamo divisi in gruppi di 50 persone; dormiamo su un letto comune, ciascuno ha diritto a 50 cm. Ci siamo arrangiati in modo che ci siano cinque cattolici con me. Alle 21 e 30 bisogna spegnere la luce e tutti devono dormire. Mi curvo sul letto per celebrare la Messa, a memoria, e distribuisco la comunione passando la mano sotto la zanzariera. Fabbrichiamo sacchettini con la carta dei pacchetti di sigarette, per conservare il Santissimo Sacramento. Gesù eucaristico è sempre con me nella tasca della camicia. Ricordo ciò che ho scritto: «Tu credi in una sola forza: l'eucaristia, il Corpo e Sangue del Signore che ti darà la vita. "Sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" (Gv 10,10). Come la manna nutrì gli Israeliti nel loro viaggio verso la Terra Promessa, così l'Eucaristia ti nutrirà nel tuo cammino della speranza (cfr. Gv 6,50)» (Il cammino della speranza, n. 983). Ogni settimana, ha luogo una sessione di indottrinamento, a cui deve partecipare tutto il campo. Al momento della pausa, con i miei compagni cattolici, approfittiamo per passare un pacchettino a ciascuno degli altri quattro gruppi di prigionieri: tutti sanno che Gesù è in mezzo a loro, è lui che cura tutte le sofferenze fisiche e mentali. La notte, i prigionieri si alternano in turni di adorazione; Gesù eucaristico aiuta in modo tremendo con la sua presenza silenziosa. Molti cristiani ritornano al fervore della fede durante questi giorni; anche buddhisti e altri non cristiani si convertono. La forza dell' amore di Gesù è irresistibile. L'oscurità del carcere diventa luce, il seme è germinato sotto terra durante la tempesta. Offro la Messa insieme al Signore: quando distribuisco la comunione do me stesso insieme al Signore per farmi cibo per tutti. Questo significa che sono sempre totalmente al servizio degli altri. Ogni volta che offro la messa ho l'opportunità di stendere le mani e di inchiodarmi sulla Croce con Gesù, di bere con lui il calice amaro. Ogni giorno, recitando o ascoltando le parole della consacrazione, confermo con tutto il cuore e con tutta l'anima un nuovo patto, un patto eterno fra me e Gesù, mediante il suo Sangue mescolato al mio (1Cor 11,23-25). Gesù sulla croce iniziò una rivoluzione. La vostra rivoluzione deve cominciare dalla mensa eucaristica e da qui essere portata avanti. Così potrete rinnovare l'umanità. (Tratto da: Van Thuan, Cinque pani e due pesci. Dalla sofferenza del carcere una gioiosa testimonianza di fede, San Paolo, Cinisello Balsamo 2007).

Dal vangelo secondo Marco (Mc 14, 12-16. 22-26).
Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?».
Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d'acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: "Il Maestro dice: Dov'è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi».
I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua. 
Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell'alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».
Dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.

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