"Di chi è l'immagine?"

Una domenica di qualche anno in cui si leggeva lo stesso brano evangelico di oggi, dovendo celebrare l'eucaristia con la presenza di diversi bambini e ragazzi, mi sorse la domanda di come rendere comprensibile, prima di tutto a loro e quindi a tutti, il messaggio contenuto in quel "Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio". L'espressione di Gesù infatti risulta un po' oscurata e usurata anche dall'uso entrato nel modo di dire quotidiano.
Mentre si avvicinava l'ora della messa e mi lambiccavo il cervello per cercare una soluzione, mi balenò l'idea di stampare da internet una riproduzione ingrandita della moneta romana con l'effigie di Cesare. Durante l'omelia chiesi la collaborazione di due ministranti per mostrare a tutti l'immagine della moneta. E riproposi la domanda di Gesù: "Di chi è l'immagine?". "Di Cesare!", risposero prontamente i bambini. Poi feci mettere via il foglio e, indicando il volto di uno dei chierichetti, rifeci la stessa domanda: "Di chi è l'immagine?". Questa volta i bambini rimasero perplessi e dubbiosi. Lasciai un po' di suspance e infine aggiunsi: "Non è forse immagine di Dio?".
Conclusione: "Diamo dunque a Dio ciò che è di Dio... Cioè tutto noi stessi".


Dal vangelo secondo Marco (Mc 12,13-17)
In quel tempo, mandarono da Gesù alcuni farisei ed erodiani, per coglierlo in fallo nel discorso.
Vennero e gli dissero: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?».
Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: «Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo». Ed essi glielo portarono.
Allora disse loro: «Questa immagine e l'iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Gesù disse loro: «Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio».
E rimasero ammirati di lui.

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