L'amore non va sprecato


Punto qualificante e cardine della fede cristiana è la "risurrezione dei morti" che si fonda sulla fede pasquale di Gesù Cristo morto e risorto. Il percorso di fede dell'antico Israele aveva già preparato e anticipato tale presa di coscienza, ma non tutte le "scuole" e i gruppi - tra questi quello dei sadducei - credevano nella risurrezione. Ecco allora l'ulteriore provocazione lanciata a Gesù, con lo scopo di "coglierlo in fallo nel discorso", sul tema della risurrezione dei morti. L'argomentazione a sfavore che i sadducei portano è la descrizione di un caso in cui una donna, per la legge mosaica cosiddetta del "levirato" descritta nel Deuteronomio (25,5), prende sette volte marito. "Alla risurrezione... di quale di loro sarà moglie?". La risposta di Gesù - "Quando risorgeranno dai morti, infatti, non prenderanno né moglie né marito" - può sconcertare e va intesa bene. Ritengo illuminante, per comprendere quanto Gesù dice,  un brano tratto dal libro del gesuita Marko Ivan Rupnik, dal titolo Adamo e il suo costato (ed. Lipa, Roma 1996), in un paragrafo che porta il titoletto: "Il ruolo della sessualità culmina nella verginità" (pagg. 36-37):
Se l'amore pian piano penetra tutti i momenti della vita di una coppia, allora i due cominciano a percepire la stessa verità espressa nell'atto sessuale in tante altre situazioni della vita. E' un percorso abbastanza classico di un amore vero. Se il significato dell'atto sessuale sta nell'unire due persone, quando queste hanno realmente cementato il loro vissuto, la sessualità stessa (...) comincia ad esaurire il suo ruolo. E' per questo che Cristo dice che nell'aldilà la sessualità non sarà vissuta nello stesso modo. Perché, quando due arrivano, non serve più: "Quando risusciteranno dai morti, infatti, non prenderanno moglie né marito". Per questo gli antichi Padri parlano della verginità delle coppie, ma non la intendono come noi usualmente la intendiamo: è il punto di arrivo, quando due persone si sono ormai unite. Allora il percorso è dall'amore erotico all'amore agapico [dal greco agape, amore, inteso come amore unitivo, che crea comunione, partecipazione dell'amore divino]. (...) Perciò la verginità significa l'uomo integrato nell'amore divino che non necessità più di nessun simbolo erotico per sperimentare l'amore e crederlo. L'uomo vergine passa dal bisogno di essere amato alla convinzione di esserlo. Quindi vive la sua piena identità come persona che ama. La verginità si realizza nell'uomo in cui la sua fondamentale apertura, la sua sostanziale relazionalità viene colmata dall'esperienza dell'amore di Dio stesso. Perciò la verginità è uno stato dell'uomo che si realizza concretamente, sia attraverso l'amore coniugale che attraverso la vocazione al celibato.
Quindi la condizione che ci attende nella risurrezione dei morti non è quella dell'esclusione e dell'eliminazione dell'amore umano, ma al contrario ne è il suo compimento e la sua realizzazione piena nell'amore di Dio. Non abbiamo perciò paura: niente dell'amore umano, quello vero, andrà sprecato.


Dal vangelo secondo Marco (Mc 12, 18-27).
In quel tempo, vennero da Gesù alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e lo interrogavano dicendo: «Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che, se muore il fratello di qualcuno e lascia la moglie senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello. C’erano sette fratelli: il primo prese moglie, morì e non lasciò discendenza. Allora la prese il secondo e morì senza lasciare discendenza; e il terzo egualmente, e nessuno dei sette lasciò discendenza. Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna. Alla risurrezione, quando risorgeranno, di quale di loro sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». 
Rispose loro Gesù: «Non è forse per questo che siete in errore, perché non conoscete le Scritture né la potenza di Dio? Quando risorgeranno dai morti, infatti, non prenderanno né moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli. Riguardo al fatto che i morti risorgono, non avete letto nel libro di Mosè, nel racconto del roveto, come Dio gli parlò dicendo: “Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe”? Non è Dio dei morti, ma dei viventi! Voi siete in grave errore». 

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