Fatti per il massimo


La giustizia "superiore" va al cuore della legge e quindi non si ferma al minimo legale, alla pura osservanza esteriore. E il cuore della legge è la carità, l'amore. Giustizia e amore sono le due facce dell'unica medaglia. Gesù chiarisce che la legge è per la persona, mira al suo bene, e non il contrario. La "nuova" giustizia deve abbandonare il metro umano per adottare l'unità di misura di Dio... E chi potrà misurarne i confini? Fatta questa premessa, Gesù porta alcuni esempi di applicazione pratica, caratterizzati dall'opposizione: "Avete inteso che fu detto... Ma io vi dico...". Nel brano di oggi ne leggiamo il primo, relativo al quinto comandamento, "non uccidere". Gesù ci conduce al cuore del precetto. Si tratta di andare oltre il semplice divieto di porre atti di violenza estrema verso il simile, ma di evitare ogni gesto, ogni parola che sia offensiva e produca ferite all'altro. Di più ancora: ogni gesto e ogni parola, carichi di riconciliazione, devono trasformarsi in mano tesa verso l'altro. Non ha forse Dio, nella sua infinita misericordia, teso per primo la mano verso di me? Scrive l'apostolo e l'evangelista Giovanni: "Chiunque odia il proprio fratello è omicida, e voi sapete che nessun omicida ha più la vita eterna che dimora in lui. In questo abbiamo conosciuto l'amore, nel fatto che egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli" (1Gv 3,15-16). Coraggio: Dio ci ha fatti non per il minimo, ma per il massimo!


Dal vangelo secondo Matteo (Mt 5, 20-26).
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 
«Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.
Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all'altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!».

Commenti

Post popolari in questo blog

Mai confondere l'errore con l'errante

Continua a giocare!

"O meraviglioso scambio!"