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Visualizzazione dei post da luglio, 2012

Non per paura

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Gesù stesso nel brano odierno offre la spiegazione della parabola del seme buono e della zizzania ( qui il brano e il commento ascoltati qualche giorno fa ). Il giudizio al termine della storia ci sarà. Oggi è la Parola stessa che ci giudica. Nessuna scusa potremo accampare: già ora siamo in grado di sapere cosa è gradito a Dio e cosa dà piena dignità alla nostra vita, in che maniera vale la pena vivere la nostra esistenza. Non si tratta di scegliere spinti dalla paura (della condanna), ma, in positivo, di scegliere la vita! Michelangelo - Giudizio universale (particolare) - Cappella Sistina Dal vangelo secondo Matteo (Mt 13, 36-43). In quel tempo, Gesù congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo».  Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha s

La forza del lievito

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Gesù ha inaugurato l'avvento del regno dei cieli (o di Dio). Il Figlio di Dio, facendosi carne, entra nelle vicende umane e nel mondo. In questo modo avvia un processo di trasformazione che può sfuggire ai sismografi dei grandi eventi che sconvolgono la storia. Egli si comporta come il seme che cade in terra e muore, e come il lievito che fa lievitare la massa dal di dentro: è un processo che avviene senza trambusto e rumore. E' la potenza trasformante dell'Amore. Il risultato finale sara Dio tutto in tutti. Ecco il regno dei cieli! Ma quale rapporto c'è tra progresso terreno e regno di Dio? Approfittiamo di queste pagine del blog per riprendere alcuni passaggi tra i più importanti del Concilio Vaticano II (l'11 ottobre prossimo ricorderemo i 50 anni del suo inizio). Ecco quanto dice a proposito la Gaudium et spes , la costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo al n. 39: Ignoriamo il tempo in cui avranno fine la terra e l'umanità e non sa

Una logica strana, ma vera

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Quello che sempre mi sconcerta del brano di vangelo di oggi sono quei cinque pani e due pesci! Ridicola la quantità, ridicolo che Andrea segnali il fatto a Gesù, anche se si riprende subito dall'impressione di aver detto un'idiozia. Eppure quel ragazzo anonimo con quei cinque pani e due pesci rappresenta un po' ciascuno di noi. Potremmo intravvedere in questo dettaglio quanto accade nella presentazione dei doni durante l'Eucaristia: quel pane e quel vino posti sull'altare, unita alla vita dei presenti, sono elementi essenziali e poveri, ma sono offerti in dono e non custoditi con gelosia. E, perché dati in dono, Gesù li moltiplica, anzi li trasforma nell'infinito (come Dio) dono di se stesso. La logica del dono e della gratuità, così lontane dalla logica mondana, se assunte avrebbero il potere di trasformare questo nostro mondo. Molti, grazie a Dio, ci credono e vivono così. Il pane è moltiplicato perché condiviso. Tanti pensano ancora che la condivisione sign

La pazienza di Dio

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Il campo dove Dio semina il buon seme (della Parola) e il nemico la zizzania, è il mondo, ma nello stesso tempo è anche la chiesa, che non è fatta di persone perfette. I servi sono impazienti: vorrebbero mettere subito mano alla falce e fare giustizia. Quante volte anche noi mostriamo di essere intolleranti e impazienti: vorremmo subito fare giustizia ed escludere chi ci è d'intralcio. L'atteggiamento di Dio è diverso: egli permette che grano e zizzania crescano insieme, perché, nella sua pazienza che è misericordia, spera che  la zizzania possa ravvedersi, anche per il contatto con il grano buono. Diceva S. Agostino: "I cattivi esistono in questo mondo o perché si convertano, o perché per mezzo di essi i buoni esercitino la pazienza". Forse anche ognuno di noi ha un po' di zizzania mescolata al grano buono nel suo cuore. Ringraziamo Dio per la sua pazienza verso di noi perché ci dà ancora l'opportunità di ricominciare daccapo, prima del giorno della mietitu

Realizzatori del Vangelo

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Nella pagina del vangelo di oggi Gesù, dopo aver esposto la parabola del seminatore e aver chiarito la questione della cecità e sordità di quelli che non lo hanno accolto, offre  la spiegazione del racconto del seme  a coloro i cui occhi e i cui orecchi Egli dichiara "beati" perché è dato, per grazia, di vedere e di ascoltare. Appunto, la questione centrale appare essere l'atteggiamento del vero ascolto . Dall'ascolto nasce la fede che dona salvezza, una fede che dà frutto, perché la fede non è fideismo sterile e autoconsolatorio, ma esige la visibilità della carità. Dice San Giacomo che la fede " se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta" (Gc 2,17). Facciamo nostra la seguente preghiera tratta dalla liturgia: O Dio, nostro Padre, che in Cristo tua Parola vivente, ci hai dato il modello dell'uomo nuovo, fa' che lo Spirito Santo ci renda non solo uditori, ma realizzatori del Vangelo, perché tutto il mondo ti conosca e glorifichi il tuo no

"Beati i vostri occhi..."

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La cecità e la sordità sono patologie dell'anima che manifestano l'incapacità dell'uomo di entrare in relazione con il Trascendente, con Dio e con il prossimo. Nel caso specifico, coloro che non accolgono Gesù sono ciechi e sordi perché non sanno intravvedere in lui il Figlio di Dio. Noi, per la fede che ci è stata trasmessa e per il battesimo che abbiamo ricevuto, siamo considerati da Gesù beati. Infatti: " beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché sentono". Un piccolo e significativo racconto di Bruno Ferrero può aiutarci: Un vecchio rabbino domandò una volta ai suoi allievi da che cosa si potesse riconoscere il momento preciso in cui finiva la notte e cominciava il giorno. "Forse da quando si può distinguere con facilità un cane da una pecora?". "No", disse il rabbino. "Quando si distingue un albero di datteri da un albero di fichi?". "No", ripeté il rabbino. "Ma quand'è, allora?",

Logica rovesciata

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Oggi è la festa di S. Giacomo e il mio pensiero va a otto anni fa, quando di questi giorni compievo l'emozionante pellegrinaggio a Santiago de Compostela in mountin bike, incontrando migliaia di pellegrini, soprattutto a piedi, lungo le strade e i sentieri. S e il Signore mi concederà salute, s pero davvero di poter ripetere l'esperienza in futuro. Il vangelo proposto nella liturgia della festa è una di quelle pagine che illuminano il senso dell'essere discepoli di Gesù. La dinamica dei fatti è molto interessante e moderna, direi. Da una parte una mamma che - come si sa - vuole sempre il meglio per i figli e finisce per impicciarsi pesantemente della loro vita e del loro futuro, scegliendo il ben noto mezzo della raccomandazione. Dall'altra gli altri dieci apostoli che si indignano per il tentato sorpasso sleale ai loro danni. Colpisce la pedagogia paziente di Gesù. Egli deve un po' alla volta demolire la mentalità mondana di cui inevitabilmente sono impastati i d

Fratelli, sorelle e madri di Gesù!

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Mi piace questo tendere la mano di Gesù attorno a sé indicando i suoi discepoli! Anch'io mi sento compreso, e devo dire che provo un certo senso di orgoglio nel sentirmi considerare da Gesù suo fratello, ma sono consapevole che questo titolo me lo devo anche un po' conquistare. "Chiunque fa la volontà del Padre mio...": è una sfida anche per oggi riconoscerla e aderirvi con tutto me stesso. D'altra parte cosa ho pregato poco fa? "Padre nostro... sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra...". Dal vangelo secondo Matteo ( Mt 12, 46-50). In quel tempo, mentre Gesù parlava ancora alla folla, ecco, sua madre e i suoi fratelli stavano fuori e cercavano di parlargli.  Qualcuno gli disse: «Ecco, tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e cercano di parlarti».  Ed egli, rispondendo a chi gli parlava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?».  Poi, tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei fra

Santa Brigida: una "gigante"

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Oggi, festa di SANTA BRIGIDA -  Finsta, Uppsala (Svezia), giugno 1303 – Roma, 23 luglio 1373. Compatrona d'Europa, venerata dai fedeli per le sue «Rivelazioni», nacque nel 1303 nel castello di Finsta, nell'Upplandi (Svezia), dove visse con i genitori fino all'età di 12 anni. Sposò Ulf Gudmarson, governatore dell'Östergötland, dal quale ebbe otto figli. Secondo la tradizione devozionale, nel corso delle prime rivelazioni, Cristo le avrebbe affidato il compito di fondare un nuovo ordine monastico. Nel 1349 Brigida lasciò la Svezia per recarsi a Roma, per ottenere un anno giubilare e l'approvazione per il suo ordine, del Santo Salvatore, che avrebbe avuto come prima sede il castello reale di Vastena, donatole dal re Magnus Erikson. La passione di Gesù fu al centro delle sue esperienze mistiche. Salvo alcuni pellegrinaggi, rimase a Roma fino alla sua morte avvenuta il 23 luglio 1373. La sua canonizzazione avvenne nel 1391 ad opera di Papa Bonifacio IX. Per un app

Arruòlati!

Gesù, nonostante l'opposizione e la chiusura dei capi dei giudei, non si arresta dinanzi all'urgenza di annunciare il regno con la parola e i segni che l'accompagnano. C'è un'umanità in attesa e ferita che attende di essere sanata e sollevata. Il suo non è un gioco di difesa, ma di attacco con le armi dell'umiltà e della carità con le quali raccogliere i brandelli di umanità e ricomporli in dignità e bellezza. La dignità dei figli di Dio e la bellezza della gloria di Dio riflessa nell'uomo vivente. In questo campo anche tu ed io siamo arruolati! Dal vangelo secondo Matteo ( Mt 12, 14-21) In quel tempo, i farisei uscirono e tennero consiglio contro Gesù per farlo morire. Gesù però, avendolo saputo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli li guarì tutti e impose loro di non divulgarlo, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa: «Ecco il mio servo, che io ho scelto; il mio amato, nel quale ho posto il mio compiacim

Un peso dolce e leggero

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Gesù libera dalla pesantezza della Legge, aggravata dalle osservanze aggiunte dai farisei, fatta di prescrizioni minuziose. Dirà ancora il Maestro degli scribi e dei farisei: "Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito" (Mt 23,4). Il ristoro che Gesù promette è la misericordia che libera e ricrea. Egli ci chiede di imparare da Lui unicamente la legge dell'amore, l'unica in cui trovano senso anche le leggi antiche. L'amore richiede di accettare il giogo della morte di sé, ma è un peso dolce e leggero perché l'unico capace di appagare in profondità il cuore dell'uomo. Perché, come ci ricorda il beato Giovanni Paolo II nell'enciclica "Redemptor hominis",  L'uomo non può vivere senza amore. Egli rimane per se stesso un essere incomprensibile, la sua vita è priva di senso, se non gli viene rivelato l'amore, se non s'incontra con l&#

Svuotare se stessi

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Il rapporto di Gesù con il Padre può aiutarci a capire il senso dell'essere "piccolo". Gesù vive rivolto al Padre, in obbedienza a Lui, similmente all'atteggiamento di un bambino verso il suo genitore. Non solo: Gesù si fa piccolo di fronte al Padre nel momento in cui, per l'incarnazione e il mistero della morte di croce, "svuotò se stesso assumendo la condizione di servo" (Fil 2,7). I "piccoli", ai quali il Padre nella sua benevolenza decide di rivelare i misteri del regno, sono quindi coloro che hanno "gli stessi sentimenti di Cristo Gesù" (Fil 2,5). Così come solo un recipiente vuoto è capace di ricevere in sé un nuovo contenuto, alla stessa maniera il discepolo di Cristo è tale se, come il suo maestro, si fa umile per ricevere in sé lo Spirito di sapienza, dono del Padre. Oggi esercitiamoci nella faticosa arte di "svuotare" noi stessi per raggiungere la vera sapienza, quella della croce (cfr. 1Cor, 1-2). Dal va

Convertitevi!

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Corazin, Betsaida (da cui proviene l'apostolo Pietro), Cafarnao (dove Gesù ha abitato per un anno) sono villaggi che si affacciano sul lago di Galilea. Qui Gesù ha insegnato e qui ha compiuto "la maggior parte dei suoi prodigi". Egli si mostra molto duro nei confronti di questa gente che ha incontrato, amato, sanato e beneficato, che lo ha perfino seguito in folla, ma non si è convertita. Ha cercato i suoi prodigi, ma ha lasciato inascoltato l'invito fondamentale della predicazione di Gesù: "Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino" (Mt 4,17). La conversione,  dunque,  è ciò che più vale agli occhi di Gesù, è l'opera fondamentale. Conversione: l'atteggiamento che porta a convergere con tutto il nostro essere a Cristo. Non quindi un rapporto con Lui a metà e di comodo, ma totale e radicale. Quel grido "guai a te!", ci scuota personalmente e ci spinga a cercare con Lui un rapporto più vero. Lasciamo risuonare oggi nel nostro orecchi

Il discepolo e il maestro

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Anni fa - mentre muovevo i primi passi nel ministero - durante un momento di preghiera, riflettevo sconfortato su un insuccesso pastorale. Ero davvero triste e deluso, perché, forse inconsciamente, pensavo che a me, prete giovane e di belle speranze, bastasse un semplice schiocchio delle dita per far accorrere ai miei piedi frotte di persone... (quanta ingenuità e quanta presunzione!). E' proprio durante questo momento di preghiera che a un certo punto mi mettevo a ridere da solo pensando a quello che Gesù mi avrebbe potuto dire: "Ma chi ti credi di essere? Pensi di essere più grande di me? Anch'io ho ricevuto rifiuti e sperimentato insuccessi, sono stato perfino inchiodato sulla croce! "Un discepolo non è più grande del maestro...". Ritrovai la serenità. "E' sufficiente per il discepolo diventare come il suo maestro". Questo deve diventare l'obiettivo primo per ogni cristiano, e quindi anche per me. Coraggio, c'è tanto cammino da fare, ma

Quale prezzo?

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Le parole del vangelo tengono conto della reale situazione di persecuzione subita dagli apostoli e dai missionari nei primi tempi del cristianesimo. La memoria di Gesù e delle sue parole, la sua morte e risurrezione sono di incoraggiamento per perseverare nella prova. E' l'esperienza che tanti cristiani hanno fatto, a partire dal primo martire Stefano fino ai giorni nostri. La fedeltà a Cristo suscita l'odio e la persecuzione del mondo. L'opposizione violenta può insinuarsi perfino nell'intimità delle relazioni parentali. Tutto questo per affermare il primato di Cristo e del regno dei cieli che Egli è venuto ad inaugurare. Ed io quale prezzo sono disposto a pagare per causa Sua? Dal vangelo secondo Matteo ( Mt 10, 16-23). In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli: «Ecco: io vi mando come pecore in mezzo a lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe.  Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagel

La missione

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Gesù chiama "a sé" i dodici discepoli per poi inviarli in missione (da cui il termine "apostoli"). L'obiettivo è l'annuncio del regno dei cieli, accompagnato da segni che lo manifestano. Il regno "vicino" indica la presenza di Gesù che, facendosi carne, avvia il processo inarrestabile di trasformazione e redenzione del mondo liberandolo dalla corruzione della morte. La Parola accolta trasforma e salva, il suo rifiuto, al contrario, decreta il dominio della morte. La Parola ricevuta e accolta diventa a sua volta  responsabilità  a ridonarla e annunciarla: non può essere un dono trattenuto. La missione dei dodici, dunque, dal momento che abbiamo ricevuto in dono il battesimo, ci riguarda e coinvolge: se anche noi gratuitamente abbiamo ricevuto, allora, strada facendo ... Dal vangelo secondo Matteo ( Mt 10, 7-15). In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli: «Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli

Ascolta!

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"Ascolta, figlio mio, gli insegnamenti del maestro e apri docilmente il tuo cuore; accogli volentieri i consigli ispirati dal suo amore paterno e mettili in pratica con impegno". Sono queste le prime parole della Regola di San Benedetto (Norcia 480 - Montecassino 547) di cui oggi, 11 luglio, ricorre la festa. E' considerato il padre del monachesimo occidentale, il cui movimento ha caratterizzato la costruzione stessa dell'identità culturale e spirituale dell'Europa, in un'epoca di profondi cambiamenti e vasti movimenti di popoli. La nascita di una nuova civiltà parte dall' ascolto del vangelo di Cristo, che comprende il metterlo in atto. Il nostro tempo ha bisogno di una rinascita. Proviamo a partire, ciascuno di noi, da quel "ascolta". Per maggiori notizie su S. Benedetto, rimando alla catechesi  di Papa Benedetto XVI (auguri a lui!) del  mercoledì  9 aprile 2008. Dal vangelo secondo Giovanni ( 19,27-29). In quel tempo, Pietro, d

Lasciamoci ingaggiare!

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Gli annunci della ricerca di operai e le offerte di lavoro sono diventati sempre più rari ai nostri tempi. Ma un  lavoro che non manca mai è quello impiegato per la costruzione del Regno. Attenzione però a non pensare subito al lavoro specializzato dei ministri ordinati, per esempio. Gesù rileva un grande bisogno di "operai semplici", dotati della sola qualifica di battezzati che credono in Lui e alla forza trasformante del vangelo. Lasciamoci ingaggiare! Dal vangelo secondo Matteo ( Mt 9, 32-38). In quel tempo, presentarono a Gesù un muto indemoniato. E dopo che il demonio fu scacciato, quel muto cominciò a parlare. E le folle, prese da stupore, dicevano: «Non si è mai vista una cosa simile in Israele!». Ma i farisei dicevano: «Egli scaccia i demòni per opera del principe dei demòni». Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità. Vedendo le folle, ne sent

Il contatto

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Il brano di vangelo odierno, tratto da Matteo, è parallelo a quello di Marco della XIII domenica del tempo ordinario, ascoltato due domeniche fa ( qui il commento). Matteo è più sintetico e meno ricco di dettagli rispetto a Marco e inserisce questi prodigi nel contesto della narrazione dei dieci miracoli dei capitoli 8 e 9. Vorrei aggiungere una semplice annotazione: da una parte assistiamo alla donna che "tocca" il lembo del mantello di Gesù, dall'altra a Gesù che "prende" per mano la bambina. In entrambi i casi è il "contatto" con Gesù che ridona la vita, guarisce e salva. Questo mi spinge oggi a cercare costantemente il contatto con Lui attraverso la Parola, l'Eucaristia e il fratello. Dal vangelo secondo Matteo ( Mt 9,18-26). In quel tempo, [mentre Gesù parlava,] giunse uno dei capi, gli si prostrò dinanzi e disse: «Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano su di lei ed ella vivrà». Gesù si alzò e lo seguì con i

Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!

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L'atteggiamento degli abitanti di Nazaret mi mette un po' di spavento se penso a quello che può accadermi. Mi spiego: da un lato essi hanno una grande familiarità con Gesù, lo hanno visto crescere in mezzo a loro, ne conoscono la famiglia certamente stimata, lo avranno visto frequentare la sinagoga da sempre. Inoltre manifestano ammirazione per le parole del suo insegnamento, pendono dalle sue labbra... Dall'altro lato però tale familiarità si trasforma in un muro di indifferenza e di rifiuto. L'incredulità toglie lucidità al loro sguardo. Ebbene: anch'io posso dire di essere cresciuto con Gesù, di avere familiarità con Lui, ma mi rendo conto che non basta. Anch'io rischio di trasformare la familiarità in routine , in perdita di stupore di fronte alla persona di Gesù e al suo vangelo. L'incredulità minaccia anche me stesso, che ho ricevuto il battesimo a distanza di meno di 24 ore dalla mia nascita, che servo la chiesa da 19 anni del mio essere prete. Io,

Sguardo puntato al cuore

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Gesù non è un puritano e un benpensante, non si schifa di fronte alla miseria umana. Gesù è vero, anzi è la Verità che sa scrutare la parte più vera dell'uomo. Sa entrare e scavare nella sua intimità per cavarne quel capolavoro che Dio vede in ciascuno. Sa far riemergere dall'imbrattatura quell'immagine e somiglianza di Dio che indelebilmente è impressa in ciascuno. Misericordia vuol dire puntare con lo sguardo del cuore al cuore del misero. E' bello pensare che il Signore mi vede così, nonostante le mie miserie! Chiediamo a Gesù di avere i suoi stessi occhi per guardare i nostri simili. Dal vangelo secondo Matteo ( Vangelo   Mt 9, 9-13). In quel tempo, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli:

Farsi carico dell'altro

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Il prodigio di Gesù è il perdono dei peccati, di cui la guarigione dalla paralisi è solo un segno. D'altra parte la malattia fisica in questo caso, come anche in altri - basta solo pensare alla condizione dei ciechi o dei lebbrosi - ha un forte significato metaforico. La paralisi del corpo taglia fuori da ogni relazione e impedisce alla persona che ne è colpita di provvedere a se stessa e al proprio sostentamento. Il paralitico è praticamente un isolato. Ha una sola possibilità per vivere: quella di altri che si prendono cura di lui. E' quello che accade all'uomo malato del vangelo. Se riflettiamo bene possiamo cogliere la similitudine con il peccato il cui risultato è la paralisi dell'anima, la condanna all'auto-isolamento. Esso colpisce, ferendole, le relazioni vitali con Dio e con i fratelli. Nel vangelo di oggi vediamo come il paralitico non viene abbandonato a se stesso. E' non tanto la sua fede, ma la fede di coloro che lo portano a procurargli la salvezza

Se non ora, quando?

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Il brano odierno del vangelo si pone nel mezzo di alcuni racconti di guarigioni avvenuti attorno al lago di Galilea. Gesù,  stretto  dalla folla, passa all'altra riva: come dire che quei segni che ha compiuti non sono fine a se stessi e non vanno ricercati per se stessi, ma domandano un mutamento di direzione. Chiedono la disponibilità a mettersi alla sequela di Gesù. Ecco ciò che importa: seguirlo, ma nella giusta prospettiva, senza false attese e proiezioni, senza sciocca esuberanza. Si tratta di seguirlo nella via del regno, abbandonando la logica mortifera di questo mondo. Il "seguimi" di Gesù non ammette ritardi: se non ora, quando? Dal vangelo secondo Matteo ( Mt 8, 18-22). In quel tempo, vedendo la folla attorno a sé, Gesù ordinò di passare all’altra riva.  Allora uno scriba si avvicinò e gli disse: «Maestro, ti seguirò dovunque tu vada». Gli rispose Gesù: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha

Alzati!

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"Figlia, la tua fede ti ha salvata"... "Non temere, soltanto abbi fede!"... Queste espressioni di Gesù sono il cuore del vangelo di oggi. Le situazioni descritte sono umanamente senza via di uscita: una figlia che sta morendo, una malattia cronica inguaribile. La fede apre alla speranza contro ogni speranza. Ma che ne è delle nostre preghiere, eppure fatte con fede, non ascoltate? Quante volte ci siamo aggrappati alla fede per chiedere ciò che è insperato sotto il profilo umano, senza una risposta tangibile? Io credo che Gesù, attraverso i segni descritti nel vangelo, voglia rassicurarci sul frutto più straordinario della fede, che non è tanto la salute ritrovata o la vita restituita, ma che di nuovo irrimediabilmente perderemo, bensì la vita eterna, la partecipazione alla sua risurrezione, quell' "alzarci in piedi" definitivo che ci attende. "Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita ete