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Visualizzazione dei post da novembre, 2012

Andrea e Pietro

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Oggi, festa di Sant'Andrea Apostolo. Andrea è fratello di Simon Pietro. Il brano del vangelo della liturgia odierna, tratto da Matteo, dice sinteticamente che Gesù li chiamò tutti e due insieme mentre pescavano. L'evangelista Giovanni è più ricco di particolari. Alle parole di Giovanni il Battista, fissando lo sguardo su Gesù che passava: "Ecco l'agnello di Dio!", due dei suoi discepoli, tra cui Andrea, seguirono Gesù e "quel giorno rimasero con lui". Prosegue il quarto vangelo narrando che Andrea "incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» e lo condusse da Gesù" (Gv 1,35-42). Tre sono le cose che colpiscono: la prontezza di Andrea a lasciare tutto e a seguire Gesù, la sua "carica" missionaria e il legame forte con suo fratello Simone a cui per primo comunica la scoperta. L'apostolo perciò ci provoca nella nostra indecisione a seguire Cristo, nella nostra fede dormiente o limitata all'&qu

La gestazione...

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Non lasciamoci ingannare dal linguaggio, perché il vangelo di oggi annuncia una speranza! « Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina». Il fatto è che Gesù più che della fine  ci parla di un fine della storia, più che della fine del mondo ci annuncia la fine di un mondo.  Niente paura, non ho intenzione oggi di mettermi a fare un gioco parole, ma di riflettere sul senso della storia e della vita in questo mondo. Mi servirò di una metafora, quella della gestazione di un bambino e dell'attesa del parto, anche se solo chi è mamma potrebbe farlo in modo adeguato. Le espressioni apocalittiche che Gesù usa, riguardo alla sorte di Gerusalemme e dei popoli della terra, assomigliano alla descrizione del tempo affascinante e delicato della gravidanza. La donna  vive i giorni dell'attesa con trepidazione e gioia in vista del momento del parto. Tutto è vissuto in funzione di quel giorno. La futura mamma è pronta

Perseveranza

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Sì, il vangelo di oggi parla di martirio. Il primo martire è Stefano (cfr. Atti 7); da quel tempo - anzi, ad essere precisi, dal tempo del Calvario - fino ad oggi il sangue versato ha continuato a irrorare ogni angolo della terra, raggiunto dalla fede in Cristo, in modo inarrestabile. E' paradossale, ma questa è la provocazione della fede verso chi la combatte o l'avversa. "Il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani", diceva l'apologeta Tertulliano. Basta solo immaginare che tra i più furiosi avversari della nuova fede, testimone dell'uccisione di Stefano, era un certo Saulo! Sì, è proprio lui, San Paolo, il più grande evangelizzatore del tempo delle origini: il sangue del protomartire ha cominciato a scavare nella sua coscienza fino a farlo crollare lungo la via di Damasco (cfr. At 9)! Sì, il martirio ha la forza di far breccia anche nei cuori più induriti, perché un amore così grande, fino a dare la vita, non può alla lunga lasciare indifferente nemme

Non è la fine...

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Domenica 25 novembre, guerra in Siria: a Damasco una bomba a grappolo lanciata in un campo da gioco fa strage di bambini, 10 morti . Domenica 25 novembre,  Nigeria: un'altra domenica di sangue in un doppio attacco suicida verso cristiani, 11 morti  ... e ci fermiamo qui. Sembra davvero che Gesù parli dei nostri giorni: "Quando sentirete di guerre e rivoluzioni, non vi terrorizzate... non è subito la fine". Paradossalmente le parole del Maestro ci parlano di speranza. Il linguaggio è quello apocalittico e noi siamo soliti pensare che "apocalisse" equivalga a catastrofe di portata universale. In realtà apocalisse significa letteralmente, dal greco apo (allontanare) più kalyptein (nascondere), togliere ciò che nasconde, rivelazione quindi. Le catastrofi che colpiscono l'umanità, sia quelle di cui l'uomo stesso è causa con il suo peccato sia quelle indipendenti dalla sua volontà, sono destinate a scomparire e cessare. Il discepolo che vive dentro la stori

L'attimo senza fine dell'amore

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La pagina evangelica di oggi è una finestra aperta sul futuro dell'uomo: la   risurrezione . La fede della Chiesa nella   risurrezione dei morti  ( CCC  988-1019 ) non è un dettaglio di poco conto se fa dire a Paolo: "Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto; ma se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede..." ( 1Cor   15,16-17). Gesù, nella disputa con alcuni della setta dei   sadducei , afferma la discontinuità tra la vita terrena ("i figli di questo mondo") e la vita futura ("figli della risurrezione"). Attenzione però: c'è una differenza tra la risurrezione di vita ("quelli che sono giudicati   degni   della vita futura") e la risurrezione di condanna che conduce alla   seconda morte , quella inappellabile e definitiva (cfr.   Gv  5,29). Inoltre i figli della risurrezione sono "uguali agli angeli": succederà infatti che "questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità e questo corpo mortale si

Il nuovo tempio

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Gesù era stato una prima volta nel tempio di Gerusalemme, da dodicenne, quando fece angosciare la madre e il padre che non lo trovavano più (cfr. Lc 2, 46-48), per ascoltare e interrogare i maestri. Ora vi ritorna, al culmine del suo cammino, compiendo un gesto di "rottura" eclatante e questa volta, a differenza dalla prima, salendo egli stesso sulla cattedra dell'insegnamento. Il messaggio è chiaro: il culto centrato sul tempio sta per essere abolito e questo è significato dal gesto della cacciata di coloro che vendevano (legittimamente) il necessario per il culto. Sarà Gesù stesso il nuovo tempio e "il popolo" che "pendeva dalle sua labbra nell'ascoltarlo" è prefigurazione del nuovo popolo di Dio che è la Chiesa. Ciò che è centrale è l' ascolto dell'insegnamento del Cristo. All'atteggiamento dell'ascolto si contrappone la chiusura dei capi del popolo che cercano di far tacere per sempre la voce scomoda, esattamente come hanno fa

Prepàrati a giore...

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Forse nulla più del "piangere" rappresenta meglio l'umano. E Gesù pianse ( Dominus flevit ). Egli mescola le sue con le nostre lacrime. Lacrime che irrorano la terra arida come rugiada e le ridonano fertilità. Lacrime che bagnano le rovine di ciò che crolla e annunciano il nuovo che nasce. Gerusalemme, "città della pace", pace tormentata e sempre minacciata, lacrime che ancora scendono... Eppure le lacrime di Gesù sono ancora lì a dire che, sì, il Signore le donerà pace! Egli, nel lungo viaggio narrato da Luca, è giunto alla meta. Viaggio il cui inizio è raccontato al capitolo 9 versetto 51, dove si legge: "Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, egli prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme". Le lacrime per la città santa e, in essa, per tutti i popoli e per ogni uomo, anticipano le lacrime e il sangue del calvario: qui Gesù ama fino all'ultima goccia. Sono, dunque, lacrime di chi dà la

Ecco mia madre! Ecco i miei fratelli!

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Il brano di vangelo che segue è quello proposto dall'odierna memoria della presentazione di Maria al tempio.  Solo qualche nota su tale ricorrenza: E’ una delle feste più care all'Oriente cristiano che la celebra dal secolo VI. Roma l’accetta nel suo calendario solo a partire dal secolo XIV. Per gli orientali la Theotòkos (Madre di Dio) è il vero tempio in cui Dio, respinto il culto antico, ha posto la sua salvezza; per gli occidentali (accolta la «tradizione» dell'apocrifo Protoevangelo di Giacomo ) Maria è una fanciulla prodigiosa che realizza una «consacrazione» esemplare a Dio.... L’origine della festa è legata alla dedicazione della Chiesa di santa Maria nuova in Gerusalemme nell'anno 543. (dal Messale dell'Assemblea Cristiana, Ed. Elle Di Ci). Veniamo ora al vangelo di oggi. I legami di sangue sono importanti, ma la stessa esperienza ci dice che non di rado ci sono amicizie o relazioni così profonde, con persone diverse dalla cerchia della parentela, ta

Lo svantaggio di credersi alti

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Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio : a quelli che credono nel suo nome... (Gv 1,9-12) Zaccheo lo ha accolto Gesù! Ecco spiegato il "ribaltamento" della sua vita. Oggi vorrei essere un po' come lui, ricordandomi che sono "basso" di statura... e gioire del Signore che alza lo sguardo verso di me. Vieni, Gesù, vieni a casa mia! Dal vangelo secondo Luca (Lc 19, 1-10). In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand'ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di

Mendicante... di Dio

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Gerico è l'ultimo snodo geografico importante del lungo cammino che Gesù ha affrontato dalla Galilea al nord, passando per la Samaria e scendendo lungo la valle del fiume Giordano verso sud. Ora gli resta di  affrontare la salita verso la meta, ormai vicinissima, che è Gerusalemme. La lettura, in chiave spirituale, di questo viaggio contiene un'indicazione importante: l'itinerario di Gesù è il cammino del discepolo. Non per niente il brano evangelico che consideriamo oggi è preceduto dal terzo annuncio della passione:  "Ecco, noi saliamo a Gerusalemme, e si compirà tutto ciò che fu scritto dai profeti riguardo al Figlio dell'uomo: verrà infatti consegnato ai pagani, verrà deriso e insultato, lo copriranno di sputi e, dopo averlo flagellato, lo uccideranno e il terzo giorno risorgerà". Ma quelli non compresero nulla di tutto questo; quel parlare restava oscuro per loro e non capivano ciò che egli aveva detto  (Lc 18,31-34). Dopo il primo annuncio della pas

Non smettere di respirare: è pericoloso!

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La domanda finale di Gesù nel brano di vangelo di oggi è inquietante. "Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?". L'insegnamento sulla necessità di "pregare sempre" si inserisce in questo contesto del ritorno del Signore. Quando il senso di Dio nella vita dell'uomo si oscura per prima cosa egli smette di pregare (sul serio), in secondo luogo imposta la sua vita e le sue scelte come se Dio non esistesse. Fede vuol dire incontro vivo con il Signore della vita. La preghiera è il "respiro" di Dio nella vita dell'uomo. Se smette di respirare è... un uomo morto. Pregare è stare alla presenza del Signore, non come uno che toglie il respiro, che soffoca la libertà, ma la dona! L'assenza della preghiera è sintomo di tentativo di nascondimento, simile a quello di Adamo ed Eva che, dopo aver mangiato dell'albero proibito, si accorsero di essere nudi e si nascosero. "Adamo, dove sei?" (Gen 3,9): è il Signore -

Continua a giocare!

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Il brano di vangelo di oggi, a prima vista, può lasciare sconcertati. Gesù sembra fare terrorismo psicologico. L'immagine di mitezza e misericordia che di Lui abbiamo viene messa alla prova. Sembra essere di fronte più a un copione da film thriller che ad un insegnamento evangelico. E tuttavia sortisce l'effetto positivo di provocarci. Siamo posti, senza poter scappare, di fronte alle domande sul senso ultimo del vivere, che è inutile nascondere né è possibile evitare all'infinito. E' nella natura stessa del tempo il suo essere realtà finita. Gesù annuncia il suo ritorno glorioso (il termine "tecnico" usato dal nuovo testamento per indicare il ritorno di Cristo, quando "verrà a giudicare i vivi e i morti", è, dal greco,  parusìa ) che segna l' istante  in cui noi decidiamo chi essere davvero. Il termine  del tempo assomiglia ad una istantanea che dice esattamente chi siamo.  Non si tratta, per continuare con la metafora della fotocamera, di vi

Il futuro dentro il presente... e si cammina

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Il brano del vangelo di oggi è costituito da due parti. Nella prima Gesù risponde ai farisei alla domanda sulla tempistica della venuta del regno di Dio. L'attesa di questo regno era forte tra i giudei: si tratta dell'attesa di un compimento, della realizzazione di un messianismo terreno caratterizzato dalla pienezza di giustizia e di pace. La risposta del maestro è spiazzante: "Il regno di Dio è in mezzo a voi!". E' chiaro che Egli si riferisce a se stesso: la Sua Persona è la presenza   già operante del regno. Nella seconda parte del brano, Gesù si rivolge ai discepoli annunciando un compimento, un culmine, un non-ancora verso il quale tendere. E' il momento del ritorno di Cristo: verso tale ritorno è proiettata la storia. Tale attesa tuttavia non deve procurare ansia, né angoscia. I discepoli devono essere pronti a passare attraverso il mistero della croce senza abbattersi sotto il suo peso. Egli è certo che tornerà: tale speranza futura dà forza per at

Dove Dio non si schifa...

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Gesù sta compiendo "il" viaggio verso Gerusalemme, che, come si può intuire, è ben di più di un semplice spostamento geografico da nord verso sud. Per capire meglio il senso del racconto si deve sapere che la regione della Samaria è abitata da un popolo ai margini di Israele, contaminato con i pagani, contrario al culto del tempio di Gerusalemme. E' interessante che, nel gruppo dei lebbrosi, nove su dieci siano giudei e uno è samaritano. La lebbra, malattia pericolosa che richiede distanza, è simbolo del peccato, della lontananza da Dio. In più il samaritano è doppiamente distante. Gesù viaggia verso la Pasqua, verso il mistero della croce: "quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me" (Gv 12,32). Egli non prende le distanze da chi si ferma a distanza! Qui è concentrato il mistero di abbassamento e svuotamento di Cristo. E' l'iniziativa di Dio che annulla la distanza dall'uomo, sprofondato negli abissi della morte, e lo va a cercare, gli va

Siamo semplici servi (...non ci montiamo la testa!)

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I farisei e gli scribi hanno la pretesa di accampare diritti dinanzi a Dio a motivo della loro giustizia, fatta di adesione formale alla Legge. Dio sarebbe in "dovere" di dare loro un premio. Ma chi ti credi si essere, o uomo? Pensi di essere al pari del Creatore, mentre sei semplice creatura? Se lo stesso Gesù «pur essendo nella condizione di Dio, / non ritenne un privilegio / l'essere come Dio, / ma svuotò se stesso / assumendo una condizione di servo, / diventando simile agli uomini»  (Fil 2,6-7),   chi sono io per chiedere un trattamento da cinque stelle dinanzi a Colui che è nato in una stalla? Valgono bene qui le parole di S. Paolo che precedono i versetti sopra richiamati:  «ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso ... non cerchi l'interesse proprio, ma anche quello degli altri. Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù» (Fil, 2,3-5) .  Il Figlio dell'Uomo, infatti, «non è venuto per farsi servire, ma per serv

Massi da rimuovere...

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"Scandalo" significa pietra che fa inciampare chi cammina. Dal contesto in cui si inserisce il vangelo di oggi, la riflessione di Gesù ai discepoli sembra riferirsi allo stridente contrasto tra ricchezza e povertà della precedente parabola  dell'uomo cattivo e del povero Lazzaro (vedi Lc 16,19-31). E' un dato di fatto che in un tal mondo, posto sotto il dominio di satana e delle sue seduzioni, ci siano scandali di questo e di altro genere. L'attenzione del Maestro è tuttavia rivolta al senso di corresponsabilità che ciascuno di noi dovrebbe avvertire verso il proprio fratello. Verso di esso siamo chiamati ad esercitare una tal cura che non sta solo nell'evitare di scandalizzarlo, ma addirittura nel farci carico della sua salvezza! La sua salvezza mi deve interessare come la mia propria, altrimenti mi rendo responsabile anche del suo peccato! Il perdono è il mezzo per sgombrare dai sassi (scandali) la strada della pace. Di fronte a tale esigenza evangelica anc

La lezione di Antonio

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Nel brano evangelico che precede quello odierno Gesù narra una parabola in cui loda un amministratore che si assicura l'avvenire di "tagliato fuori" (oggi si userebbe un termine meno elegante...) usando l'astuzia. In pratica si fa amici con l'uso disonesto della ricchezza non propria, ma quella del padrone. L'obiettivo di Gesù, naturalmente, non è l'istigazione a delinquere, ma è dare un messaggio chiaro ai discepoli. Anche essi devono impegnarsi con la stessa risolutezza per conquistare il bene dei beni: la vita eterna. Ora il discorso si sposta a livello di due realtà tra loro concorrenti: Dio e la ricchezza. Quest'ultima è capace di occupare a tal punto il cuore dell'uomo da spiazzare completamente Dio. Il punto è questo: Dio non è barattabile! Il rischio dell'uomo non è il crack finanziario, ma il fallimento totale della vita. Il concetto di "amministratore" traduce meglio il valore relativo, e non assoluto, delle ricchezze. Lett

Dove Dio sorride?

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Parafrasando Padre Werenfried (conosciuto anche come "padre lardo"), interessato a cercare le situazioni "dove Dio piange", il vangelo di oggi ci parla di "dove Dio sorride". Mi piace l'idea di darmi da fare nella mia vita per donare un sorriso a Dio! Come? Beh... innanzitutto lasciandomi io per primo mettermi sulle spalle dal buon Ppastore: sono io  la pecora smarrita sulle cui tracce costantemente si mette Gesù. Mi piace l'idea che egli non si stanca mai di venire a cercarmi: mi dà una speranza enorme! In secondo luogo ho la possibilità, anzi il dovere (!), di annunciare la misericordia di Dio mettendomi con Lui in società nell'attività "investigativa" alla ricerca di chi è "perso". Egli mette una "taglia" profumata sulla testa di chi siamo in grado di riportargli "vivo o morto" che sia: sarà Lui a darci la ricompensa di una grande gioia e la "Vita" a colui che gli avremo ricondotto! Buona

"Così mi sentivo prima... Così mi sento oggi"

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"Se uno viene a me e non mi ama più di quanto... non può essere mio discepolo". Le parole di Gesù potrebbero indurre a pensare che la sua sia una sorta di "gelosia" che mortifica le più diverse espressioni di amore che l'uomo sperimenta. Non è così. La differenza sostanziale sta tra l'amare per se stessi e l'amare in Cristo Gesù . La prima forma di amore è fragile e precaria perché si basa sulle proprie esclusive risorse (esauribili!) e alla fine se ne può rimanere profondamente delusi. La seconda forma di amore passa per Cristo che abilita ad un amore che va oltre ed è inesauribile. Si tratta di rinunciare agli "averi", intesi come amore di possesso per seguire un amore senza proporzioni. A tal proposito mi ha colpito un racconto ascoltato da un prete: «Al termine di un incontro di catechismo, in cui avevo sottolineato che l’amore cristiano è sempre “cattolico”, cioè universale, una bambina mi consegnò, come sintesi della “lezione”, un foglio

L'invito è adesso!

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Una lettura classica del vangelo di oggi vede in coloro che adducono scuse all'adesione all'invito al banchetto i capi dei giudei. In questo modo essi si autoescludono dalla possibilità di "gustare" il regno di Dio. Gesù in effetti ha già inaugurato il regno dei cieli nelle azioni che egli compie, sedendo, per esempio, a mensa con i pubblicani e i peccatori. L'invito al banchetto del regno ha una estensione universale. "Venga il tuo regno... Dacci oggi il nostro pane quotidiano", recitiamo nel Padre nostro. L'invito è per tutti, ma soprattutto per chi è "affamato". "Stay hungry!" (Sii affamato!), diceva Steve Jobs, fondatore della Apple. Se non ci accontenteremo di "cibi leggeri" che danno l'illusione di sazietà, ma non nutrono, accogliamo senza esitare l'invito del Signore perché "c'è ancora posto". Oltre alla gratitudine per colui che ci dà pane che sazia scopriremo con sorpresa anche un altro e

Facciamo la rivoluzione?

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Ricordo una conversazione avvenuta tanti anni fa, mentre ero studente a Roma, con un giovane prete catanese. Egli mi raccontava quanto fosse sentita nella sua diocesi la festa della patrona Sant'Agata. Non potevo credere alle mie orecchie quando mi disse che i boss locali della mafia sedevano ai primi posti nelle celebrazioni in cattedrale. "Com'è possibile?!", gli chiesi scandalizzato (all'epoca ero un idealista!), ed egli candidamente mi rispose: "Ma è normale, è cosa che tutti sanno!". Ecco, è così che quando incontro il brano di vangelo che segue, mi ritorna in mente questo racconto per me allucinante. Ma venendo a noi, l'immagine del banchetto, della gerarchia dei posti da occupare e della lista degli invitati, è potentissima e fa riflettere sulle modalità delle nostre relazioni quotidiane. L'umiltà e la gratuità sono due categorie che sembrano escluse dall'arena in cui si scatena la lotta di ogni giorno. Eppure assumerle come nostre, m