La lezione di Antonio

Nel brano evangelico che precede quello odierno Gesù narra una parabola in cui loda un amministratore che si assicura l'avvenire di "tagliato fuori" (oggi si userebbe un termine meno elegante...) usando l'astuzia. In pratica si fa amici con l'uso disonesto della ricchezza non propria, ma quella del padrone. L'obiettivo di Gesù, naturalmente, non è l'istigazione a delinquere, ma è dare un messaggio chiaro ai discepoli. Anche essi devono impegnarsi con la stessa risolutezza per conquistare il bene dei beni: la vita eterna. Ora il discorso si sposta a livello di due realtà tra loro concorrenti: Dio e la ricchezza. Quest'ultima è capace di occupare a tal punto il cuore dell'uomo da spiazzare completamente Dio. Il punto è questo: Dio non è barattabile! Il rischio dell'uomo non è il crack finanziario, ma il fallimento totale della vita. Il concetto di "amministratore" traduce meglio il valore relativo, e non assoluto, delle ricchezze. Letteralmente "amministrare" (dal latino ad-minus-dare) vuol dire l'arte di distribuire a chi è minus, a chi è "meno", a chi è povero di risorse (curiosità: anche la parola "minestra" deriva da ciò: è il piatto che veniva distribuito ai poveri). La giusta prospettiva verso le ricchezze è, dunque, quella di Dio: "amministrare" vuol dire tener conto degli altri come di se stessi. Questa, in altre parole, è la giustizia. Non contano il poco o il molto: è la "visione" che conta. In termini moderni potremmo dire che i beni e le ricchezze hanno un intrinseco valore sociale. La pagina di vangelo di oggi, perciò, non vale solo per chi abbraccia la povertà francescana: è per l'imprenditore, per il manager, per l'amministratore pubblico, per l'impiegato, per il semplice cittadino, per l'uomo di chiesa... E' per tutti! Lo aveva ben capito anche un amico barbone, un "santo bevitore", ora in paradiso. Mi raccontò una volta che in una notte di natale si trovava in una stazione insieme con altri poveracci come lui. Gli erano stati dati un panettone e una bottiglia di spumante: venuta la mezzanotte divise il panettone e distribuì lo spumante... E brindarono al Natale! E questa fu la loro (vera) eucaristia. Grazie, Antonio, per la lezione che mi hai dato!


Dal vangelo secondo Luca (Lc 16, 9-15)
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».
I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si facevano beffe di lui. Egli disse loro: «Voi siete quelli che si ritengono giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che fra gli uomini viene esaltato, davanti a Dio è cosa abominevole».

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