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Visualizzazione dei post da aprile, 2012

L'accesso alla libertà, quella vera

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Il brano evangelico di oggi, nell'ambito del capitolo 10 di Giovanni sulla similitudine del "buon pastore", precede quello proposto ieri dalla liturgia della quarta domenica di Pasqua. Gesù si rivolge ai capi dei Giudei, ai farisei in particolare. Nella parabola mette a confronto il loro modo di esercitare la leadership sul popolo rispetto al Suo modo, completamente nuovo. Gesù si presenta non solo come il "buon (meglio 'bello', nel rispetto dell'originale greco) pastore" (v. 11), ma anche come la "porta". La metafora potrebbe essere letta così: il recinto è luogo di difesa e protezione se il pastore e la porta sono lì per il bene del gregge, diventa invece luogo di oppressione, di costrizione e violenza se i pastori sono falsi pastori, cioè ladri e briganti il cui interesse è rubare e distruggere. Gesù è la "porta" e il pastore "bello" delle pecore: il gregge può trovare in Lui l'accesso alla vita e alla libertà v

AAA, buoni pastori cercasi!

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Saper distinguere la voce del "buon pastore" da quella del "mercenario": è una sfida che ci è lanciata quotidianamente. Ma uno solo è capace di dare la vita! Seguiamo Lui! Buona domenica diesse P.S.: proviamo ad applicare la metafora del "buon pastore" e del "mercenario" come chiave di lettura dei nostri tempi, ad ogni livello del nostro vivere... Roma, Catacombe di Priscilla - Buon Pastore Dal vangelo secondo Giovanni (Gv 10, 11-18). In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.  Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecor

Da chi andremo?

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A conclusione del discorso di Gesù nella sinagoga di Cafarnao sul "pane di vita", il brano di oggi ci parla della fatica dei discepoli a capire: "Questa parola è dura!". Come fare a non dare loro ragione? Forse per me e per te risulta più facile? La comprensione di quanto Gesù dice è possibile solo sotto la luce e l'azione dello Spirito. In Gv 14,26 leggiamo: "Il Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto". Le parole di Gesù sono "spirito e vita", vale a dire che per esse noi possiamo vivere con un senso e non semplicemente sopravvivere. Tuttavia l'espressione che più mi inquieta è quel "molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui". Non si parla di una folla generica, ma di "discepoli" (quelli evidentemente della cerchia più ampia dei dodici), non solo di coloro che si sono saziati del pane e dei pesci

Trasformati dall'Eucaristia

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Oggi abbiamo un po' di pazienza: il linguaggio si fa duro, d'altronde lo ha detto a Gesù stesso la folla che  lo ascoltava, come vedremo domani. La discussione animata tra i Giudei - si tratta di una vera e propria litigata - è comprensibile. I loro ragionamenti  non sono in grado di penetrare il senso autentico delle parole di Gesù. E' ancora S. Agostino che ci viene in soccorso: E' la mia carne - dice - per la vita del mondo. I fedeli dimostrano di conoscere il corpo di Cristo, se non trascurano di essere il corpo di Cristo. Diventino corpo di Cristo se vogliono vivere dello Spirito di Cristo. Dello Spirito di Cristo vive soltanto il corpo di Cristo. Capite, fratelli miei, ciò che dico? Tu sei un uomo, possiedi lo spirito e possiedi il corpo. Chiamo spirito ciò che comunemente si chiama anima, per la quale sei uomo: sei composto infatti di anima e di corpo. E così possiedi uno spirito invisibile e un corpo visibile. Ora dimmi: quale è il principio vitale del tuo

Dacci oggi la nostra fame quotidiana...

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Per commentare il vangelo di oggi, non trovo di meglio che proporre il commento che ne fa il grande sant'Agostino (dall'omelia n. 26: clicca qui per il testo integrale). Quando nostro Signore Gesù Cristo, come abbiamo sentito dalla lettura del Vangelo, affermò di essere lui il pane disceso dal cielo, i Giudei cominciarono a mormorare dicendo: "Ma non è costui Gesù, il figlio di Giuseppe, del quale conosciamo il padre e la madre? Come può dire dunque: Sono disceso dal cielo?" (Gv 6, 42). Essi erano lontani da quel pane celeste, ed erano incapaci di sentirne la fame. Avevano la bocca del cuore malata; avevano le orecchie aperte ma erano sordi, vedevano ma erano ciechi. Infatti, questo pane richiede la fame dell'uomo interiore ; per cui in altro luogo il Signore dice: Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia, poiché essi saranno saziati (Mt 5, 6). E l'apostolo Paolo dice che la nostra giustizia è Cristo (cf. 1 Cor 1, 30). (...) Compie la legge - dic

Tu vali!

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Sei troppo prezioso! Dio non può permettersi il lusso di perderti. Non può averti chiamato dal nulla alla vita per farti ripiombare nel niente, nel vuoto assoluto: sarebbe insensato. Tu vali! Certo, la vita dell'uomo è sempre esposta al naufragio, ma il Padre non manca mai di inviare la "scialuppa" di salvataggio per sottrarlo ai flutti della morte in cui rischia di scomparire. La grande missione di Gesù è ricondurre al porto sicuro della salvezza la mia, la tua vita, la vita di ciascuno. L'amore del Padre, nel suo Figlio Gesù Cristo, per ogni uomo è veramente - anche se misteriosamente - un amore fino alla follia. Basta "vedere" il Figlio e "credere" in Lui per avere salva la vita: si tratta semplicemente di tenderGli la mano, come ha fatto Pietro quando, volendo andare incontro a Gesù che camminava sulle acque, si vide affondare. Gridiamo come lui: "Signore, salvami!" (Mt 14,30). Dal Vangelo secondo Giovanni (6,35-40) Gesù ri

"Chi viene a me non avrà fame...,mai!"

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"Il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo". Gesù è nella sinagoga di Cafarnao, dove viene raggiunto dalla folla che lo cerca, e qui pronuncia il grande discorso sul "pane di vita", di cui nel brano di oggi ascoltiamo la prima parte. I Giudei, rispetto a quanto hanno visto compiere da Gesù con i loro occhi, conoscono solo un precedente, quello di Mosè, che ottenne dal Signore la manna per sfamare il popolo prostrato dalla fatica durante l'esodo nel deserto (Es 16). La manna è solo una pallida prefigurazione del pane "vero" che scende dal cielo. Gesù è la vera manna. Cosa possiamo fare per ottenere questo pane? Credere in Lui. "Chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete" e aggiunge Gesù con forza: "Mai!". Colpisce questo "mai". Se il cammino si fa duro, se le forze di andare avanti sembrano mollarci... ricordiamoci del "mai!" di Gesù: scopriremo una forza che non immag

"Datevi da fare..."

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La folla ha mangiato e si è saziata. Ha perso di vista Gesù e ne inizia la ricerca: non ci si può lasciare sfuggire uno come lui, che di colpo ti risolve senza fatica il problema di procurarsi il pane. Quel pane sul quale pende la condanna delle origini, a seguito della caduta di Adamo ed Eva: "Con il sudore del tuo volto mangerai il pane" (Gen 3,19). Inizia un movimento di barche: la ricerca del vero volto di Gesù richiede di mettersi in navigazione, di uscire dai propri schemi mentali, di attraversare il mare e raggiungere l'altra riva. Insomma, procurarsi il pane - anche quello che Gesù dà gratis - richiede ancora il sudore del remare. Non basta essere sazi di ventre, non può bastare questo per vivere. La sazietà è pericolosa (anche per la salute: bisogna sempre alzarsi da tavola con un po' di fame...) perché disattiva la capacità di cercare sempre di nuovo, di mettersi in movimento. La sazietà induce alla pesantezza della vita. Nelle difficoltà del tempo present

Vivere non da zombie, ma da risorti!

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"Avete ucciso l'autore della vita, ma Dio l'ha risuscitato dai morti: noi ne siamo testimoni" (At 3,15), dice Pietro nell'annuncio pasquale che dà ai Giudei. Gesù risorto si manifesta ai suoi, si lascia toccare, si lascia vedere, mangia davanti ai discepoli: non è un fantasma! La sua manifestazione da risorto mostra che la stessa dimensione corporea che Gesù ha assunto, prendendo la nostra natura umana, è sottratta alla corruzione della morte e trasferita nella Vita. Qui si fonda la nostra fede nella "risurrezione della carne". Siamo fatti per la Vita, non per la morte. Significativo a questo proposito è quanto dice S. Paolo nella lettera ai Romani: "Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo, risorto dai morti, non muore più; la morte non ha più potere su di lui. Infatti egli morì, e morì per il peccato una volta per tutte; ora invece vive, e vive per Dio. Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma

Per non naufragare...

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Il mare di Galiela o di Tiberiade in realtà è un piccolo lago, ma talvolta vi si alza un forte vento tale da agitarlo in maniera pericolosa. E' sulla riva di tale lago che Gesù ha compiuto il prodigio della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Per sottrarsi alla folla che voleva farlo re, Egli si ritirò sul monte da solo (v. 15). E' in questo contesto che si inserisce il racconto del vangelo di oggi. E' buio , il mare è agitato e Gesù non è con i discepoli.  Non credo che tali circostanze dovessero particolarmente preoccupare i discepoli: tra loro ci sono esperti pescatori abituati ad uscire in barca di notte e con condizioni di vento sfavorevoli. E' chiaro quindi che tutto il racconto assume un forte significato simbolico. Non riconosciamo forse nell'immagine evocata dal vangelo le paure che  prendono noi stessi e circondano la nostra vita? Non è bastato che Egli abbia saziato la nostra fame? Talvolta ci capita di intraprendere navigazioni solitarie, oppure è

Dove il pane? Crisi = Opportunità

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"Dacci oggi il pane quotidiano". Questa richiesta del "Padre nostro", in questi tempi di crisi, acquista un significato molto concreto che la nostra generazione non aveva mai conosciuto. In giro c'è preoccupazione, senso diffuso di precarietà, paura del futuro, mancanza di lavoro, sfiducia verso le istituzioni e chi le rappresenta..., anche gli affetti sono diventati estremamente fragili, portando con sé disagio diffuso e solitudine, con la ricerca di surrogati di ogni genere per tentare di compensare il vuoto. In una parola c'è una folla, sempre più grande, che ha "fame". Il vangelo di Giovanni della liturgia odierna ci propone il racconto della moltiplicazione dei pani e dei pesci; nei prossimi giorni seguirà il discorso di Gesù nella sinagoga di Cafarnao sul "pane della vita". Nell'insieme della narrazione vorrei mettere l'accento sui cinque pani e i due pesci del ragazzo: "Che cos'è questo per tanta gente?". Ep

"Senza misura egli dà lo Spirito"

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Il Padre, attraverso l'invio del Figlio nel mondo, dona in sovrabbondanza il soffio dello Spirito per ridare vita a tutto ciò che è sotto il potere della morte. "Mandi il tuo spirito e... rinnovi la faccia della terra", dice il Salmo (104,30). L'obbedienza al Figlio, l'obbedienza alla sua Parola, il vivere la Parola ci aprono all'azione dello Spirito e ci fanno vedere la vita. Infatti la fede in Cristo, crocifisso e risorto, ci apre al dono dello Spirito che dà la vita. Oggi apriamoci al dono smisurato dello Spirito attraverso l'obbedienza, intesa come ascolto attivo che si fa azione, alla Parola di Gesù nelle varie circostanze in cui ci troveremo a vivere. Non ci accada di lottare semplicemente per sopravvivere: per non lasciarci schiacciare a terra puntiamo lo sguardo verso Colui che "viene dal cielo" e ... avremo la vita "senza misura". Dal vangelo secondo Giovanni (Gv 3, 31-36) Chi viene dall’alto è al di sopra di

Vieni alla luce!

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Il brano di vangelo proposto oggi è la terza ed ultima parte del dialogo tra Gesù e Nicodemo che, ricordiamo, era andato da Gesù "di notte". In effetti Nicodemo sembra essere uno che "abita" la notte, ma arde dal desiderio di vedere la "luce". Scrivo queste righe mentre il sole sta spuntando, dopo giorni di pioggia e tempesta; i primi raggi di sole stanno invadendo la mia stanza e... il mio cuore (inutile dire: siamo mediterranei!). Oggi risuonano in senso più forte le parole dell'inno pasquale: "Sfolgora il sole di Pasqua, risuona il cielo di canti, esulta di gioia la terra...! Quanto grande è la gioia di riconoscere che Gesù Risorto è la luce "che è venuta nel mondo"! Gesù nel dialogo con il curioso maestro d'Israele parla di "nascere dall'alto" e - nel brano oggi considerato - di "venire alla luce" (non usiamo forse queste parole per indicare un bambino che nasce?). Abbandonare la notte e andare verso la

Oltre l'impossibile...

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Il dialogo tra Gesù e Nicodemo - un capo dei Giudei, un fariseo e un maestro - continua (vedi il vangelo di ieri). Gesù insiste sulla necessità di "nascere dall'alto" per vedere il regno di Dio. Egli è Colui che rende possibile l'impossibile: " Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo ". Il serpente che Mosè innalzò nel deserto, rendendo possibile la guarigione degli israeliti colpiti dai morsi dei serpenti velenosi (vedi libro dei Numeri: Nm 21,6-9), diventa prefigurazione del sacrificio di Cristo sulla croce. Guardare (= credere) a Lui rende possibile la vita. La croce su cui Gesù è innalzato squarcia il cielo e lo riversa sulla terra e innalza la terra verso le vette del cielo. Egli, con la sua croce fa pace tra cielo e terra, apre una via di comunicazione che non può più essere sbarrata. Infatti "uno solo è il mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto p

A gonfie vele!

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Il brano evangelico proposto dalla liturgia di oggi, collocato nel tempo pasquale in cui si celebra il trionfo di Cristo sulla morte, si lega fortemente al tema battesimale. E' la domanda di Nicodemo che ci mette su questa pista: "Come può un uomo rinascere quando è vecchio?", insieme con le parole di Gesù: il nascere "dall'alto", "dall'acqua e dallo Spirito". L'incontro di Nicodemo con Gesù avvenuto di "notte", ci rimanda alla notte di Pasqua, squarciata dalla luce del Risorto e ci richiama "la notte", intesa come condizione dell'esistenza, in cui siamo immersi: la notte della paura, della sfiducia, dell'insicurezza, della solitudine, delle speranze deluse, dell'inquietudine di ogni genere e forma... Come Nicodemo anche noi oggi andiamo incontro a Gesù a partire dalla nostra notte; andiamo incontro a Colui che ha detto: "Io sono la luce del mondo; chi segue me non camminerà nelle tenebre, ma avrà la l

La fatica e la gioia del credere

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Dedicato a tutti quelli che condividono con Tommaso la fatica e la gioia del credere ... Michelangelo Merisi (Caravaggio) - Incredulità di S. Tommaso Vangelo  Gv 20, 19-31 Otto giorni dopo, venne Gesù. La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.  Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il m

La Risurrezione: un nuovo genere di realtà

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Nel brano di oggi, Marco ci offre una specie di sintesi delle apparizioni di Gesù Risorto, più diffusamente raccontate dagli altri evangelisti. Questo mi suggerisce l'opportunità di offrire alcune considerazioni complessive sul mistero (inteso non come "il misterioso", ma come ingresso in una realtà che ci supera) della risurrezione. Per non sbagliare, mi rifaccio ad una voce ben più autorevole della mia. Benedetto XVI, nel suo secondo libro su Gesù di Nazareth ( Gesù di Nazareth. Dall'ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione , Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2011), dedica l'ultimo capitolo al tema delle risurrezione di Gesù dalla morte. Ne riporto alcuni passaggi sintetici (tratti da pagg. 303-305) Egli si domanda: "In base a tutte le notizie bibliche che cosa possiamo dire... sulla peculiare natura della risurrezione di Cristo?" Ecco la risposta: "Essa è un evento dentro la storia che, tuttavia, infrange l'ambito del

"Io vado a pescare..."

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Senza nessuna pretesa di approfondire il significato proprio del brano evangelico in cui l'evangelista Giovanni narra la terza manifestazione di Gesù risorto, provo a offrire una lettura spirituale che esso mi suscita. Innanzitutto cambio di scena: diversamente dalle due precedenti manifestazioni ai discepoli accadute a Gerusalemme, qui si fa un salto al lago di Tiberiade, in Galilea, laddove Gesù aveva iniziato il suo ministero e chiamato gli apostoli. Da questo stesso luogo avrà inizio il ministero di annuncio dei discepoli, come prolungamento di quello del Maestro stesso. Pietro dice: "Io vado a pescare". Gli altri che sono con lui lo seguono, ma "quella notte non presero nulla". Quel "io vado a pescare" richiama - per me - il tuffarsi nella vita ordinaria e normale di ogni giorno, fatta di incontri, di problematiche complesse da affrontare, di sfide, di speranze, di delusioni... Una vita di routine dove sembra di navigare come di notte... fin

Testimoni... non di un fantasma

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Il "fantasma" viene dal mondo dei morti e ad esso appartiene. Come spiega bene Benedetto XVI ( Gesù di Nazareth. Dall'ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione , Libreria Editrice Vaticana, Città del vaticano 2011, p. 298): "Gesù invece non viene dal mondo dei morti - quel mondo che Egli si è lasciato definitivamente alle spalle - ma al contrario, viene proprio dal mondo della pura vita, viene da Dio come il realmente Vivente che è, Egli stesso, fonte della vita. Luca mette in risalto in maniera drastica il contrasto con uno 'spirito', raccontando che Gesù ai discepoli ancora perplessi avrebbe chiesto qualche cosa da mangiare e poi, davanti ai loro occhi, avrebbe mangiato un pezzo di pesce arrostito".  Il "cambiamento" avvenuto con la risurrezione non è il passaggio dal reale al surreale, ma il passaggio dal livello del sensibile al livello più profondo del reale e dell'essere. Quindi con la risurrezione di Cristo tutto cambia! C

Cuori ardenti, non bruciati...

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Ciò che accade ai discepoli di Emmaus, nel racconto di Luca, è il passaggio dal cuore "bruciato" al cuore che "arde". Bruciato perché le speranze che li sostenevano si sono infrante sul calvario, con l'aggiunta del mistero della tomba vuota. Il misterioso viandante, che si fa loro accanto, ascolta la loro tristezza e spiega le Scritture, getta di nuovo con pazienza il seme della Parola nei solchi di una umanità inaridita. La sua pedagogia è quella dell'ascolto, dell'accompagnamento e della proposta di un senso. L'effetto è la gioia della compagnia (da  cum-panis: mangiare insieme il pane): dopo aver donato la Parola, Gesù continua a far dono della sua presenza nel pane spezzato. Il cuore dei discepoli si fa da "bruciato" ad "ardente": sono pronti a correre per annunciare "ciò che era accaduto lungo la via". E noi? Quali le nostre tristezze e delusioni che ci bruciano lungo la via della vita? Chi ci accompagna a scopr

"Ho visto il Signore!"

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Nel "Regina Coeli" di lunedì di Pasqua (ieri, mentre scrivo), il Papa ha fatto una sottolineatura importante sul posto della donna nei vangeli e nella chiesa. Ecco il passaggio: "In tutti i Vangeli, le donne hanno un grande spazio nei racconti delle apparizioni di Gesù risorto, come del resto è anche in quelli della passione e della morte di Gesù. A quei tempi, in Israele, la testimonianza delle donne non poteva avere valore ufficiale, giuridico, ma le donne hanno vissuto un’esperienza di legame speciale con il Signore, che è fondamentale per la vita concreta della comunità cristiana, e questo sempre, in ogni epoca, non solo all'inizio del cammino della Chiesa". Tra i racconti di apparizione, quello riportato da Giovanni nel brano che segue, a mio giudizio, è il più bello in assoluto. Maria di Magdala, secondo Giovanni, è colei che scopre la tomba vuota e avverte i discepoli. Pietro e Giovanni corrono al sepolcro, costatano con i loro occhi quanto raccontato

"Quelli presero il denaro e fecero secondo le istruzioni ricevute" (Mt 28,15): tentativo (non riuscito) di "corruzione" della verità

Lunedì di Pasqua Il brano evangelico della liturgia di oggi è di grande attualità... Vangelo   Mt 28, 8-15 Andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno. Dal vangelo secondo Matteo In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno». Mentre esse erano in cammino, ecco, alcune guardie giunsero in città e annunciarono ai capi dei sacerdoti tutto quanto era accaduto. Questi allora si riunirono con gli anziani e, dopo essersi consultati, diedero una buona somma di denaro ai soldati, dicendo: «Dite così: “I suoi discepoli sono venuti di notte e l’hanno rubato, mentre noi dormivamo”. E se mai la cosa venisse all’orecchio del governatore, n

Χριστός ἀνέστη! Ἀληθῶς ἀνέστη! - Cristo è risorto! E' veramente risorto!

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"Cristo è risorto!" - "E' veramente risorto!" Sarebbe bello salutarci gli uni gli altri così oggi (uno dice: "Cristo è risorto!" e l'altro risponde: "E' veramente risorto!"), secondo la tradizione dei nostri fratelli cristiani delle chiese orientali, piuttosto che scambiarci uno scialbo "auguri" (auguri de che , poi?!) In tempo di crisi è urgente rifondare la nostra vita su una "grande speranza"! Il grido dell'annuncio di Cristo Risorto scuote la morte... Particolare di un mosaico eseguito da Marko Ivan Rupnik nel Collegio S. Stanislao a Ljubljana, in Slovenia

Sabato Santo: "...discese agli inferi"

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Eccoci arrivati a Pasqua! Ma oggi, pur nelle tante cose da fare e preparare, non farti mancare un po' di tempo per meditare e gustare la particolarità del Sabato Santo. Questo è giorno in cui la Chiesa non celebra l’eucaristia, ma - come Maria Desolata - “sosta presso il sepolcro del Signore, meditando la sua passione e morte” in attesa della celebrazione della “madre di tutte le veglie”, la Veglia pasquale. Oggi si medita Cristo che scende negli abissi della morte per destare alla vita tutti quelli che sono nelle tenebre. Non si può trattenere la meraviglia di fronte al mistero di abbassamento radicale di Gesù Cristo che scende negli abissi del regno dei morti, da dove nessuno ha la forza in sé di rialzarsi. Nel credo, detto "Simbolo degli Apostoli" (alternativo e più antico di quello che normalmente recitiamo la domenica), troviamo espresso un importante articolo della nostra fede, quello che si riferisce alla "discesa agli inferi" di Gesù, il quale ".

Venerdì Santo: "... e subito ne uscì sangue ed acqua"

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Buon venerdì santo a tutti! Propongo solo alcuni versetti centrali del racconto della Passione della liturgia di oggi, tratto dal vangelo di Giovanni. Come sempre, sottolineo solo un aspetto dell'inesauribile ricchezza e dell'insondabile mistero di Cristo. Il venerdì santo ci conduce al cuore del mistero di Cristo e della salvezza. Cristo è morto per noi! Quindi, se volgiamo lo sguardo verso il Crocifisso e crediamo in Lui, siamo salvi!!! Non c'è cosa così brutta, terribile e difficile che Egli non abbia preso su di sé. Egli ha assunto sulla croce tutto il negativo per trasformarlo in vita. ecco allora la sottolineatura sul "sangue e acqua" che escono dal fianco di Cristo. Per comprendere il senso di questo che sembra solo un dettaglio aggiunto alla morte cruenta di Gesù, propongo, a seguire il vangelo, il commento illuminante che ne fa un padre della Chiesa, San Giovanni Crisostomo (IV secolo). Gv 18,25-37 Stavano presso la croce di Gesù sua madre,

Giovedì Santo: dall'altare al fratello

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Ieri sera ho partecipato alla messa crismale in duomo. Personalmente è stata l'occasione per rinnovare l'adesione gioiosa agli impegni sacerdotali ("Sì, lo voglio!": non è uno scherzo ripeterlo...). Bello quanto ha detto l'arcivescovo rivolgendosi a noi preti, sopratutto laddove ci raccomandava la "custodia del fratello", riferita alla comunione e alla fraternità presbiterale. Eccoci ora giunti al Triduo Santo. In questo giorno la Chiesa ricorda tre grandi eventi: il dono dell'Eucaristia, l'istituzione del sacerdozio ministeriale e la consegna del comandamento della carità fraterna e vicendevole. Il vangelo, come ogni anno in questo giorno, ci propone il racconto della lavanda dei piedi, fatto che solo l'evangelista Giovanni riferisce. Commuove questo mettersi di Gesù ai nostri piedi, spogliandosi delle sue vesti e indossando l'asciugamano: don Tonino Bello usava questa potente immagine per parlare della Chiesa "del grembiul