Giovedì Santo: dall'altare al fratello




Ieri sera ho partecipato alla messa crismale in duomo. Personalmente è stata l'occasione per rinnovare l'adesione gioiosa agli impegni sacerdotali ("Sì, lo voglio!": non è uno scherzo ripeterlo...). Bello quanto ha detto l'arcivescovo rivolgendosi a noi preti, sopratutto laddove ci raccomandava la "custodia del fratello", riferita alla comunione e alla fraternità presbiterale.
Eccoci ora giunti al Triduo Santo.
In questo giorno la Chiesa ricorda tre grandi eventi: il dono dell'Eucaristia, l'istituzione del sacerdozio ministeriale e la consegna del comandamento della carità fraterna e vicendevole.
Il vangelo, come ogni anno in questo giorno, ci propone il racconto della lavanda dei piedi, fatto che solo l'evangelista Giovanni riferisce.
Commuove questo mettersi di Gesù ai nostri piedi, spogliandosi delle sue vesti e indossando l'asciugamano: don Tonino Bello usava questa potente immagine per parlare della Chiesa "del grembiule".
Vedi: il "fate questo in memoria di me" ricordato dagli altri evangelisti nell'ultima cena (e che ripetiamo in ogni celebrazione eucaristica, quando il sacerdote consacra il pane e il vino), in Giovanni diventa: "Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi". Direbbero gli antichi padri della chiesa: il "sacramento dell'altare" si prolunga nel "sacramento del fratello". Il servizio è l'espressione più vera dell'amore/carità, è la traduzione concreta e visibile del mistero insondabile dell'eucaristia stessa.
Coraggio allora!
C'è tanto da vivere!!!
dS


Vangelo  Gv 13, 1-15
Li amò sino alla fine

Dal vangelo secondo Giovanni 
Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine. 
Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. 
Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».
Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».  

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