L'accesso alla libertà, quella vera

Il brano evangelico di oggi, nell'ambito del capitolo 10 di Giovanni sulla similitudine del "buon pastore", precede quello proposto ieri dalla liturgia della quarta domenica di Pasqua. Gesù si rivolge ai capi dei Giudei, ai farisei in particolare. Nella parabola mette a confronto il loro modo di esercitare la leadership sul popolo rispetto al Suo modo, completamente nuovo. Gesù si presenta non solo come il "buon (meglio 'bello', nel rispetto dell'originale greco) pastore" (v. 11), ma anche come la "porta". La metafora potrebbe essere letta così: il recinto è luogo di difesa e protezione se il pastore e la porta sono lì per il bene del gregge, diventa invece luogo di oppressione, di costrizione e violenza se i pastori sono falsi pastori, cioè ladri e briganti il cui interesse è rubare e distruggere. Gesù è la "porta" e il pastore "bello" delle pecore: il gregge può trovare in Lui l'accesso alla vita e alla libertà vere. E' Colui che ci protegge con il recinto del Suo amore e ci conduce fuori da ogni stretta recinzione per sperimentare la vera libertà dei figli di Dio.
La parabola del "buon pastore", nel suo insieme, ci può offrire molti motivi di riflessione sulla nostra vita e sul nostro tempo (non solo in campo di fede e ecclesiale, ma ad ogni livello, anche civile) attorno a questi termini: recinto, porta, pastore, mercenario, ladro, pascolo. Perché non provare a condividere queste riflessioni utilizzando l'apposito modulo per i commenti che trovate qui sotto?


Stampa. Lorenzo Pietrogrande, «Io sono la porta delle pecore», 2011


Dal vangelo secondo Giovanni (Gv 10, 1-10).
In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».
Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza». 

Commenti

  1. Quando Gesù entra nella nostra vita (quando gli permettiamo di entrare) nulla è più come prima , la sua parola ci attraversa e ci trasforma, anzi ci "risetta" toglie tutte le storture che ci hanno sviato ,il passo diventa più sicuro e niente ci fa più paura ....è vero impariamo a conoscere tutto ciò che viene da Lui e riusciamo a distinguere meglio ciò che può danneggiare la nostra anima ...

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