Dove il pane? Crisi = Opportunità


"Dacci oggi il pane quotidiano". Questa richiesta del "Padre nostro", in questi tempi di crisi, acquista un significato molto concreto che la nostra generazione non aveva mai conosciuto. In giro c'è preoccupazione, senso diffuso di precarietà, paura del futuro, mancanza di lavoro, sfiducia verso le istituzioni e chi le rappresenta..., anche gli affetti sono diventati estremamente fragili, portando con sé disagio diffuso e solitudine, con la ricerca di surrogati di ogni genere per tentare di compensare il vuoto. In una parola c'è una folla, sempre più grande, che ha "fame". Il vangelo di Giovanni della liturgia odierna ci propone il racconto della moltiplicazione dei pani e dei pesci; nei prossimi giorni seguirà il discorso di Gesù nella sinagoga di Cafarnao sul "pane della vita". Nell'insieme della narrazione vorrei mettere l'accento sui cinque pani e i due pesci del ragazzo: "Che cos'è questo per tanta gente?". Eppure Gesù "ha bisogno" di questa pochezza. Ha bisogno della mia, della tua pochezza, purché sia il tutto che si può mettere in gioco, per "sfamare". Tutto ciò che si accetta di condividere, in Lui mirabilmente si moltiplica. Questa è la proprietà che noi stessi possiamo riscontrare nell'amare.
Recentemente, offrendo una riflessione ad un gruppo di persone che prepara e partecipa all'infiorata del Corpus Domini di Montefiore dell'Aso, mi sono espresso in questo modo: "Il tempo di crisi ci costringe a rivedere i nostri modelli di consumo, a rettificare i nostri stili di vita nella direzione di una maggiore sobrietà. Diminuisce la ricchezza in termini di disponibilità quantitativa di beni materiali, ma – se usata bene - può diventare l’occasione per accrescere la ricchezza dei “beni relazionali”, in altre parole possiamo puntare di più a tessere relazioni a 2D: verso la Trascendenza, Dio, e verso il simile, il fratello. L’essere esposti alla povertà, ci fa comprendere la nostra condizione di indigenza strutturale e ci libera dall’illusione del “self-made man”, che si auto-costruisce con le proprie mani. L’uomo con il ventre sazio dimentica Dio: ce lo ricorda anche la Scrittura a proposito del popolo di Israele che, giunto in terra promessa, dimentica i prodigi che Dio ha usato verso di lui. L’Eucaristia, precisamente, è il sacramento che unisce con i vincoli della carità e ci spinge a tendere le mani verso il Cielo (pensiamo alla preghiera del Padre nostro) e verso i fratelli (pensiamo al segno della pace). Il Pane del Cielo, spezzato tra i fratelli, ci fa “cum-panis”, origine etimologica del termine “compagni”. Il Pane-Corpo-di-Cristo spezzato e distribuito si traduce nella condivisione del pane (= tutto ciò che serve per vivere) nella vita".
Infine propongo una poesia, attribuita a Martin Luther King:

SII SEMPRE IL MEGLIO DI CIO' CHE SEI

Se non puoi essere un pino sul monte,
sii un arbusto nella valle,
ma sii il migliore piccolo arbusto
sulla sponda del ruscello.
Se non puoi essere un albero,
sii un cespuglio.
Se non puoi essere un’autostrada
sii un sentiero.
Se non puoi essere il sole,
sii una stella.
Sii sempre il meglio
di ciò che sei.
Cerca di scoprire il disegno
che sei chiamato ad essere,
poi mettiti a realizzarlo nella vita.




Dal vangelo secondo Giovanni (Gv 6, 1-15).
In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.
Allora Gesù, alzati gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo».
Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini.
Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.


Commenti

Post popolari in questo blog

Mai confondere l'errore con l'errante

Continua a giocare!

"O meraviglioso scambio!"