Sabato Santo: "...discese agli inferi"


Eccoci arrivati a Pasqua! Ma oggi, pur nelle tante cose da fare e preparare, non farti mancare un po' di tempo per meditare e gustare la particolarità del Sabato Santo.
Questo è giorno in cui la Chiesa non celebra l’eucaristia, ma - come Maria Desolata - “sosta presso il sepolcro del Signore, meditando la sua passione e morte” in attesa della celebrazione della “madre di tutte le veglie”, la Veglia pasquale.
Oggi si medita Cristo che scende negli abissi della morte per destare alla vita tutti quelli che sono nelle tenebre. Non si può trattenere la meraviglia di fronte al mistero di abbassamento radicale di Gesù Cristo che scende negli abissi del regno dei morti, da dove nessuno ha la forza in sé di rialzarsi. Nel credo, detto "Simbolo degli Apostoli" (alternativo e più antico di quello che normalmente recitiamo la domenica), troviamo espresso un importante articolo della nostra fede, quello che si riferisce alla "discesa agli inferi" di Gesù, il quale "...patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte".
La nostra speranza è tutta concentrata qui!
Buona giornata e buona Pasqua!
don Sandro



La discesa di Cristo agli Inferi, dove prende Adamo e Eva per mano per riportarli in vita.
Chiesa della Santissima Trinità - Monte Argentario (GR) - Italia - Giugno 2002

L'immagine e la spiegazione che segue sono tratti dal sito:  www.centroaletti.com

Cristo scende nello Sheol (gli inferi) e tira fuori dalle tombe i nostri progenitori Adamo ed Eva, per riportarli al Padre.
Il mosaico non rappresenta Cristo nell’atto di uscire dalla tomba, ma in quello di sprofondarla. Cristo non esce dalla tomba come uno che si è liberato dalla morte e scappa via. Il Signore, infatti, non ha vinto la morte per se stesso, come un superuomo: la grandezza della risurrezione di Cristo consiste nel fatto che Egli entra nell’impero del principe delle tenebre che tiene in schiavitù Adamo ed Eva, cioè tutta l’umanità, e libera l’uomo dalla morte e dalla paura che essa incute.
Cristo scende, vivo, nelle viscere della terra e nell’impero della morte. Il regno della morte è finito perché ha accolto un vivo. Scende la luce vera, il sole della giustizia che illumina “quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte” (Lc 1,79).
Cristo arriva nel suo splendore, Egli è la luce venuta per illuminare il legame d’amore che Dio mantiene sempre con tutti coloro che ha chiamato alla vita e sprofonda negli abissi della terra. La terra è scossa e si squarcia affinché essa possa ritrovare la sua verità e servire ad Adamo, non per nasconderlo davanti a Dio, ma per restituirlo a Dio. Tutto il creato, tutta la materia è avvolta e trasformata dalla luce del Risorto. Le tenebre si sono infrante, non potendo sostenere la luce assoluta di Cristo.
Egli tende le mani ad Adamo ed Eva. Cristo, seconda Persona della Trinità, si è fatto uomo per entrare nel nascondiglio dell’umanità chiusa in se stessa, incapace dell’amore, dunque della vita eterna, giacché solo l’amore è eterno. Egli ha cercato di dire all’uomo che Dio è Padre e che l’uomo può abbandonare le terre deserte e aride per tornare alla sua casa, dove il Padre lo sta aspettando.
Il Risorto prende Adamo per il polso – il luogo dove si misura la vita – e lo riporta all’esistenza; si lascia accarezzare da Eva – la madre dei viventi – e ristabilisce con l’umanità intera l’amicizia delle origini. Così comincia il ritorno al Padre. Cristo riprende Adamo ed Eva per riportarli alla dignità di figli di Dio. Perciò tutta l’umanità redenta con Cristo e in Cristo tornerà nel cuore della Trinità, dov’è il vero posto dell’uomo.


Illuminante per comprendere il senso del Sabato Santo è il seguente stupendo testo, tratto dalla Liturgia delle Ore di questo giorno:


Da un'antica «Omelia sul Sabato santo». (Pg 43, 439. 451. 462-463)

La discesa agli inferi del Signore
Che cosa è avvenuto? Oggi sulla terra c'è grande silenzio, grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perché il Re dorme: la terra è rimasta sbigottita e tace perché il Dio fatto carne si è addormentato e ha svegliato coloro che da secoli dormivano. Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi.
Certo egli va a cercare il primo padre, come la pecorella smarrita. Egli vuole scendere a visitare quelli che siedono nelle tenebre e nell'ombra di morte. Dio e il Figlio suo vanno a liberare dalle sofferenze Adamo ed Eva che si trovano in prigione.
Il Signore entrò da loro portando le armi vittoriose della croce. Appena Adamo, il progenitore, lo vide, percuotendosi il petto per la meraviglia, gridò a tutti e disse: «Sia con tutti il mio Signore». E Cristo rispondendo disse ad Adamo: «E con il tuo spirito». E, presolo per mano, lo scosse, dicendo: «Svegliati, tu che dormi, e risorgi dai morti, e Cristo ti illuminerà.
Io sono il tuo Dio, che per te sono diventato tuo figlio; che per te e per questi, che da te hanno avuto origine, ora parlo e nella mia potenza ordino a coloro che erano in carcere: Uscite! A coloro che erano nelle tenebre: Siate illuminati! A coloro che erano morti: Risorgete! A te comando: Svegliati, tu che dormi! Infatti non ti ho creato perché rimanessi prigioniero nell'inferno. Risorgi dai morti. Io sono la vita dei morti. Risorgi, opera delle mie mani! Risorgi mia effige, fatta a mia immagine! Risorgi, usciamo di qui! Tu in me e io in te siamo infatti un'unica e indivisa natura.
Per te io, tuo Dio, mi sono fatto tuo figlio. Per te io, il Signore, ho rivestito la tua natura di servo. Per te, io che sto al di sopra dei cieli, sono venuto sulla terra e al di sotto della terra. Per te uomo ho condiviso la debolezza umana, ma poi son diventato libero tra i morti. Per te, che sei uscito dal giardino del paradiso terrestre, sono stato tradito in un giardino e dato in mano ai Giudei, e in un giardino sono stato messo in croce. Guarda sulla mia faccia gli sputi che io ricevetti per te, per poterti restituire a quel primo soffio vitale. Guarda sulle mie guance gli schiaffi, sopportati per rifare a mia immagine la tua bellezza perduta.
Guarda sul mio dorso la flagellazione subita per liberare le tue spalle dal peso dei tuoi peccati. Guarda le mie mani inchiodate al legno per te, che un tempo avevi malamente allungato la tua mano all'albero. Morii sulla croce e la lancia penetrò nel mio costato, per te che ti addormentasti nel paradiso e facesti uscire. Eva dal tuo fianco. Il mio costato sanò il dolore del tuo fianco. Il mio sonno ti libererà dal sonno dell'inferno. La mia lancia trattenne la lancia che si era rivolta contro di te.
Sorgi, allontaniamoci di qui. Il nemico ti fece uscire dalla terra del paradiso. Io invece non ti rimetto più in quel giardino, ma ti colloco sul trono celeste. Ti fu proibito di toccare la pianta simbolica della vita, ma io, che sono la vita, ti comunico quello che sono. Ho posto dei cherubini che come servi ti custodissero. Ora faccio sì che i cherubini ti adorino quasi come Dio, anche se non sei Dio.
Il trono celeste è pronto, pronti e agli ordini sono i portatori, la sala è allestita, la mensa apparecchiata, l'eterna dimora è addobbata, i forzieri aperti. In altre parole, è preparato per te dai secoli eterni il regno dei cieli».

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