Vivere non da zombie, ma da risorti!

"Avete ucciso l'autore della vita, ma Dio l'ha risuscitato dai morti: noi ne siamo testimoni" (At 3,15), dice Pietro nell'annuncio pasquale che dà ai Giudei. Gesù risorto si manifesta ai suoi, si lascia toccare, si lascia vedere, mangia davanti ai discepoli: non è un fantasma! La sua manifestazione da risorto mostra che la stessa dimensione corporea che Gesù ha assunto, prendendo la nostra natura umana, è sottratta alla corruzione della morte e trasferita nella Vita. Qui si fonda la nostra fede nella "risurrezione della carne". Siamo fatti per la Vita, non per la morte. Significativo a questo proposito è quanto dice S. Paolo nella lettera ai Romani: "Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo, risorto dai morti, non muore più; la morte non ha più potere su di lui. Infatti egli morì, e morì per il peccato una volta per tutte; ora invece vive, e vive per Dio. Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù" (Rm 6,8-11). Questo essere "viventi in Cristo Gesù" è realtà che opera e ha da manifestarsi sin dal tempo del nostro pellegrinaggio, mentre siamo ancora in cammino verso la patria. La novità di vita ha da manifestarsi nel quotidiano. Oggi in giro ci sono troppi "morti" che camminano, mentre i discepoli di Cristo sono persone che "vivono" morte a se stesse (al peccato, all'io ripiegato su di sé). Si tratta di vivere non da fantasmi o da zombie, ma da risorti! Come in pratica? Osservando i suoi comandamenti, la sua parola (vedi la seconda lettura: 1Gv 2,1-5a).
Per il testo e un ulteriore spunto di riflessione sul Vangelo della terza domenica di Pasqua (Lc 24,35-48) rimando al commento già presentato nel seguente post


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