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Visualizzazione dei post da agosto, 2012

Vegliare con le lampade, vestiti a festa

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Il tempo dell'attesa dello Sposo, il suo tardare richiedono una buona riserva d'olio. L'olio che alimenta la lampada che brilla nella notte e squarcia il buio. La notte diventa fonda se non brilla la luce della fede, della speranza e della carità. La notte da sempre rappresenta la paura, lo smarrimento, l'oscurità del male fisico,  del malessere psicologico, del male morale (il peccato), l'assenza di riferimenti... perfino la sensazione dell'assenza stessa di Dio. Le cinque vergini stolte e le cinque sagge rappresentano, a mio parere, da una parte "la notte collettiva" e la "distrazione di massa" del mondo che vive secondo il motto del carpe diem , o secondo l'aforisma di Lorenzo de' Medici: "Quant'è bella giovinezza, Che si fugge tuttavia! Chi vuol essere lieto, sia: Di doman non c'è certezza"; dall'altra parte, le cinque vergini sagge rappresentano l'attesa sperante della Chiesa che attende il ritorno del

Il timor di Dio

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La Parola di oggi non deve incutere paura, ma mettere "timor di Dio", questo sì! Quel senso di attaccamento fedele, di premura e sollecitudine nel servire il Signore, riconosciuto come il senso del proprio vivere da cui non potremmo mai separarci, pena: vedere cadere nel vuoto la propria vita. Questo amore per il Signore e il servizio fedele a Lui non ammettono distrazioni, superficialità, sfrontatezze... Tanto più quanto più si è posti dal Signore stesso "a capo" di altri. Gesù parla di "servo", messo a capo dei domestici "per dare loro cibo". Lo definisce "beato" se sarà trovato al suo posto. Non è forse Gesù stesso il modello a cui guardare per capire come vivere da "servo"? "...Il Figlio dell'uomo, infatti, non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti" (Mc 10,45). Dal vangelo secondo Matteo (Mt 24, 42-51). In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 

Il martire e il suo contrario

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A differenza del racconto di Matteo (14,3-12), dove si dice che Erode volesse far morire Giovanni ma esitava per paura della folla che lo considerava un profeta, l'evangelista Marco mette in evidenza un atteggiamento ambiguo del re che considerava il Battista un "uomo giusto e santo" e "lo ascoltava volentieri", al punto che si fece "molto triste" nel momento in cui dovette mantenere la parola data alla figlia di Erodiade, istigata dalla madre. E' su questo punto che vorrei offrire qualche considerazione. In fondo Erode rappresenta la realtà di un uomo non senza coscienza. E' sensibile alla giustizia e alla bontà, è ancora capace di cogliere il vero e il buono, ma il suo cuore è corrotto, l'attaccamento al trono e la conservazione del potere lo portano a scendere a compromessi con la sua coscienza. La verità e la giustizia sono sacrificate all'altare del potere e del consenso che lo mantiene in piedi. Pur di non rimetterci nulla di pe

Via la maschera!

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Giustizia, misericordia e fedeltà sono le norme che valgono. Gli scribi e i farisei sono abili nel mascherare (ipocrita è colui che indossa una maschera), attraverso l'osservanza minuziosa dei numerosi precetti della legge ebraica, il vuoto che c'è dietro: nella loro prassi non c'è traccia di misericordia, giustizia e fedeltà! Eppure il senso della Legge, lo ricorda Gesù proprio nel dialogo con un dottore della legge, è chiaro. "Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti" (Mt 22,37-40). Nel nostro agire di oggi, lasciamoci guidare da questa bussola, facendo bene attenzione a rigettare ogni maschera di perbenismo. Dal vangelo secondo Matteo (Mt 23, 23-26). In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipo

La Guida sicura

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Dopo la breve pausa estiva riprendiamo ad offrire un semplice commento al vangelo quotidiano, come bussola per il cammino della nostra vita. Le parole di Gesù, infatti, come ascoltato nel vangelo di ieri, domenica (XXI del tempo ordinario, anno B), sono "spirito e vita" (Gv 6,63). Il capitolo 23 del vangelo di Matteo si apre con aspri rimproveri di Gesù nei confronti degli scribi e dei farisei, guide del popolo ebraico. A proposito di essi, dice Gesù alla folla e ai discepoli: "Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno... Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente..." (Mt 23,4-5). Quindi Gesù, rivolgendosi direttamente a coloro che amano farsi chiamare rabbì-maestri e guide, pronuncia sette "guai". Nel vangelo odierno ne ascoltiamo i primi tre. Sono parole che fanno tremare perché in fondo riguardano ciascuno di noi, nella misura in cui siamo responsabili verso altr

Il perdono: un amore non "regolato"

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Obiettivo: riconciliazione! Nel brano di vangelo che precede quello di oggi, Gesù offre "regole" di vita comunitaria, soprattutto in situazione di conflitto, introdotte da: "Se tuo fratello commetterà una colpa contro di te..." (Mt 18, 15-18). Nel brano che prendiamo in considerazione è Pietro invece a introdurre così: "Se il mio fratello commette colpe contro di me...". Sullo sfondo non dobbiamo dimenticare la volontà del Padre: "... che neanche uno di questi piccoli si perda" (Mt 18,14), nel suo cercare, mai rassegnato, la pecora smarrita. Il perdono è dunque un amore senza misura, sproporzionato potremmo dire. Il merito non c'entra. La regola dell'amore che perdona non è un amore "regolato", ma è dilatata sull'estensione della misericordia di Dio. Il "fino a sette volte" è una misura generosa, ma ancora frutto di calcolo. Dobbiamo quindi darci da fare per togliere ogni limitazione, anche laddove ci sembrasse d

Il bambino evangelico

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Diventare bambini! Magari, ci verrebbe da dire. Ma come si fa? Ricorderemo il dialogo di Gesù con Nicodemo di notte (Gv 3): "Se uno non nasce dall'alto non può vedere il regno di Dio", e Nicodemo: "Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?". Ecco: Gesù ci dice esattamente che "rinascere" si può! Ogni volta che ci mettiamo con umiltà e semplicità - abbandonando ogni presunzione e arroganza - in obbedienza del Signore e della sua Parola, torniamo come quei bambini che si fidano del padre e della madre, senza dubitare minimamente del loro amore. Il Padre si prende cura di ciascuno di noi in un modo che neanche immaginiamo, perché non vuole che alcuno si perda... "Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati" (Mt 10,30). Non dobbiamo temere nulla perché, anche se ci capitasse di smarrirci, Egli ci viene a cercare.  Dal vangelo secondo Matteo (Mt 18,1-5.10.

Il tributo della fede

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Gesù non si sottrae a nessuna legge e istituzione umana, quindi neanche alla norma che impone il pagamento del tributo a favore del tempio di Gerusalemme, il centro della religiosità ebraica. Ma Egli offrirà ben più di una moneta d'argento, perché con l'immolazione della Croce, diventerà Egli stesso tempio, vittima e sacerdote. Egli è il tempio nuovo. E' Lui che si dona totalmente a noi e ci introduce nella casa del Padre. Se c'è un tributo che ora dobbiamo versare è quello dell'obbedienza della fede, che è fiducia totale in Dio. Ricostruzione del tempio di Gerusalemme Dal vangelo secondo Matteo (Mt 17, 22-27). In quel tempo, mentre si trovavano insieme in Galilea, Gesù disse ai suoi discepoli: «Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà». Ed essi furono molto rattristati. Quando furono giunti a Cafàrnao, quelli che riscuotevano la tassa per il tempio si avvicinarono a Pietro e g

Cuore e mente dilatati

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Ancora una volta il tema della fede risulta decisivo. Essa presuppone un cammino che potremmo dire mai compiuto. Nel capitolo precedente (Mt 16) a Cesarea di Filippo Pietro ha fatto la sua bella professione di fede. Alla domanda di Gesù: "Voi chi dite che io sia?", Pietro risponde per tutti: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente", ma subito dopo, di fronte all'annuncio della passione e alla protesta di Pietro, Gesù è costretto a cambiare registro con lui: "Va' dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!" (vedi tutto Mt 16,13-23). Ecco forse una chiave per capire cosa significa credere, avere fede: avere il pensiero di Dio, il pensiero di Cristo (vedi 1Cor 2,16). Tutto ciò ci è stato donato in germe nel battesimo: sta a noi custodirlo e coltivarlo per ché non inaridisca, ma cresca rigoglioso. Il problema è centrato da Gesù: la poca fede. E' su questo punto che dobbiamo darci da fare: d

Un desiderio

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Oggi, 10 agosto, festa di San Lorenzo diacono martire. Voglio qui riportare un aneddoto della vita del diacono che mi ha sempre molto colpito: essendo incaricato di amministrare i beni della chiesa di Roma per la carità, le autorità che lo arrestano gli ingiungono di consegnare entro tre giorni il tesoro della Chiesa. Egli, al tempo stabilito, si presenta circondato da un certo numero di poveri dicendo: "Ecco qui davanti a voi i tesori della Chiesa!". Stanotte, guardando le stelle cadenti ho già in mente quale desiderio esprimere (a proposito, desiderio deriva dal latino de-sidera , che letteralmente vuol dire "dalle stelle"): "Dammi o Signore lo stesso amore appassionato che ha infiammato San Lorenzo per Te, per i fratelli e per la Chiesa fino a dare la vita". Sarà esagerato? Dal vangelo secondo Giovanni (Gv 12, 24-26). In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muo

Un olio inesauribile

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Oggi, in occasione della festa di Santa Teresa Benedetta della Croce, al secolo Edith Stein (1891-1942) , la liturgia propone il vangelo di Matteo al capitolo 25 nella parabola delle vergini stolte e delle vergini sagge. Edith Stein è ebrea, filosofa, cristiana, religiosa e martire. Da adolescente abbandona la fede dei Padri. Nel 1913 scopre la filosofia (è assetata di verità) e si mette alla scuola di Edmund Husserl, fondatore di una nuova scuola di pensiero (la fenomenologia). Legge con grande passione i grandi autori della letteratura e della filosofia. Legge anche S. Teresa d'Avila e decide ("qui c'è la verità") di ricevere il battesimo nel 1922. Insegnante e conferenziera, difende la dignità della donna e approfondisce la pedagogia per la promozione della persona in tutte le sue dimensioni. Nel 1933, quando Hitler prende il potere, entra nel Carmelo (monastero delle carmelitane) di Colonia. Il 31 dicembre 1938 è costretta a rifugiarsi a Echt in Olanda. Nell'

Un diritto "internazionale"

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Il brano del vangelo di oggi va compreso nel contesto di ciò che lo precede (Mt 15,1-20). Gesù si era rivolto duramente verso gli scribi e i farisei che avevano da ridire sul comportamento trasgressivo dei suoi discepoli rispetto all'osservanza delle tradizioni degli antichi. Li chiama "ipocriti" e cita Isaia: "Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me". Ora Gesù percorre dei territori oltre i confini di Israele. Gli viene incontro una donna cananea, quindi straniera, non appartenente al popolo della promessa, che grida verso il Maestro. Gesù fa finta di nulla. I discepoli stessi si stupiscono della sua apparente insensibilità. La donna insiste e ha l'audacia di farsi vicina e buttarsi ai piedi di Gesù: "Signore, aiutami!". Un grido simile a quello di Pietro che affonda nel lago ("Signore, salvami!"), ma proveniente da una "non avente diritto". E' qui che Gesù manifesta il superamento delle legg

Dall'incredulità alla fede

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Il fatto narrato dal vangelo di oggi si pone dopo il racconto della prima moltiplicazione dei pani (Mc 14,13-21). Gesù, congedata la folla, si ritira "sul monte, in disparte, a pregare". Ha anch'egli bisogno di "riposare" nel Padre, di riservarsi momenti di intimità con Lui. Nel frattempo i discepoli si trovano nel mezzo del lago agitato dalle onde, incapaci di remare contro il vento che soffia contrario. E' notte. "Sul finire della notte" il Signore cammina verso di loro. Già qui dovremmo soffermarci a guardare alla nostra esistenza: quali notti abbiamo vissuto o in quali siamo ancora immersi? Abbiamo occhi per riconoscere il Signore che viene verso di noi sul finire della notte? Non è facile riconoscere il Signore. E' ancora Lui che prende l'iniziativa: "Coraggio, sono io, non abbiate paura!". Poi c'è Pietro con la sua presunzione mescolata a paura (un cockail micidiale), ma quando si vede perso ha l'idea balenante di

Aprire gli occhi

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Oggi è la festa della Trasfigurazione del Signore sul monte Tabor. La manifestazione della gloria di Gesù e della sua figliolanza divina toglie per un attimo il velo che copre la realtà nella sua dimensione umana, spesso confusa e incerta. Ecco appunto: Gesù svela sé stesso nella sua identità più profonda e, nello stesso tempo, nelle persone dei tre discepoli scelti, ci anticipa ciò di cui anche noi saremo resi partecipi. Non ci porta in un mondo parallelo e virtuale, ma ci apre gli occhi "sul reale più reale". Sì perché normalmente per noi "reale" sono i fenomeni che registriamo e ci appaiono, ma la "realtà della realtà" nascosta dietro e sotto ad ogni cosa è Gesù morto e risorto. Afferma S. Paolo (Rm 8,16-18): "Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria. Riteng

Giocarsi la testa

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Erode era talmente impressionato dalla figura di Giovanni il Battista tanto da credere che si trattasse di lui redivivo quando gli raccontarono di Gesù. Ciò dimostra ancor di più come Giovanni sia davvero precursore del Nazareno. E lo è anche nel martirio. L'uccisione di Giovanni, decisa in una festa di corte, anticipa la morte di croce di Gesù. Giovanni quindi è sia precursore sia discepolo di Cristo. La sua vicenda ci dice la misura alta della sequela di Cristo: il martirio. Cosa fare dunque? Come calare ciò nella nostra vita personale? Semplice: basta essere fino in fondo ciò che siamo, anche quando costa... fino al costo stesso della vita, fino a "giocarsi la testa". Essere marito, essere moglie, essere prete, essere servitore delle istituzioni, essere persona che amministra la giustizia, essere lavoratore, essere insegnante, essere medico, essere professionista onesto... ... Non fare, ma essere. In una parola: essere fedeli a Dio e alla sua volontà. Dal van

Nuovo stupore

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Il fatto che il Figlio di Dio abbia vissuto per trent'anni una vita ordinaria, come qualsiasi altra persona, nella città di Nazaret, è di ostacolo all'accoglienza da parte della sua gente della novità che ora Egli svela attraverso parole e segni. Viene considerato incredibile che una persona normale possa ora insegnare e compiere prodigi come quest'uomo. Da qui l'incredulità che impedisce al Maestro di penetrare, cambiandola, la vita degli abitanti del villaggio che a Gesù lo hanno visto crescere. Credo che questo brano di vangelo possa richiamarci due attenzioni. La prima è, a partire dalla vita "nascosta" di Gesù a Nazaret, valorizzare la quotidianità fatta di gesti piccoli, non eclatanti, ma nei quali possiamo vivere da "figli di Dio" (è in questa dimensione che Gesù ha vissuto il 90% della sua vita!). La seconda attenzione è non cessare di stupirci dinanzi alla persona di Gesù, come se già conoscessimo tutto di Lui. In realtà siamo ancora nell&

La cernita

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Il brano evangelico di oggi ci propone l'ultima delle sette parabole sul regno presentate nel capitolo 13 di Matteo. L'immagine usata è anch'essa attinta alla vita quotidiana degli ascoltatori che, abitando nei pressi del lago di Tiberiade (o di Galilea), vivono di pesca. Anche questa immagine, con la cernita dei pesci buoni separati da quelli cattivi, evoca la serietà del giudizio finale. Gesù finalmente domanda alla folla se ha capito "tutte queste cose". La risposta è: "Sì". Il punto è: diventare "discepoli del regno", che hanno compreso come diventarne "cittadini". Recita un testo della liturgia della chiesa: "Nella pienezza dei tempi hai mandato tuo Figlio, ospite e pellegrino in mezzo a noi, per redimerci dal peccato e dalla morte; e hai donato il tuo Spirito, per fare di tutte le nazioni un solo popolo nuovo che ha come fine il tuo regno, come condizione la libertà dei tuoi figli, come statuto il precetto dell'amor

Caccia al tesoro

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Gesù annuncia il regno dei cieli come la grande novità dell'uomo e della storia. Non si tratta di un regno secondo le categorie mondane, non è di questo mondo, ma nello stesso tempo ha a che fare con il nostro vivere ed esistere oggi. Il regno infatti non ci proietta nell'aldilà facendoci ignorare, se non disprezzare, il presente, ma attira già nel presente un anticipo dell'eternità. E questo ha già la forza e il potere di cambiare il nostro oggi, di viverlo orientandolo decisamente verso il compimento. E il compimento è Dio che è Amore (cf. 1Gv 4,8). Se si è scoperto questo si capisce la gioia di chi investe tutto per venire in possesso del tesoro nel campo o della perla di grande valore confusa tra le cianfrusaglie del mercato. "Signore, donaci occhi per vedere i germi del regno nascosti nel mondo e determinazione per non lasciarceli sfuggire! Amen". Dal vangelo secondo Matteo (Mt 13, 44-46). In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:  «Il regno