Il martire e il suo contrario


A differenza del racconto di Matteo (14,3-12), dove si dice che Erode volesse far morire Giovanni ma esitava per paura della folla che lo considerava un profeta, l'evangelista Marco mette in evidenza un atteggiamento ambiguo del re che considerava il Battista un "uomo giusto e santo" e "lo ascoltava volentieri", al punto che si fece "molto triste" nel momento in cui dovette mantenere la parola data alla figlia di Erodiade, istigata dalla madre. E' su questo punto che vorrei offrire qualche considerazione. In fondo Erode rappresenta la realtà di un uomo non senza coscienza. E' sensibile alla giustizia e alla bontà, è ancora capace di cogliere il vero e il buono, ma il suo cuore è corrotto, l'attaccamento al trono e la conservazione del potere lo portano a scendere a compromessi con la sua coscienza. La verità e la giustizia sono sacrificate all'altare del potere e del consenso che lo mantiene in piedi. Pur di non rimetterci nulla di persona, mette a morte un "uomo giusto e santo". Il martire, al contrario, è uno che per affermare la verità e la giustizia ci rimette di persona, fino alla misura della vita. Sono queste persone qui - e ce ne sono per fortuna tante in ogni tempo, anche nel nostro - che costruiscono futuro.


 Dal vangelo secondo Marco (Mc 6, 17-29).
In quel tempo, Erode aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.
Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto. 
E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.  

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