Nuovo stupore


Il fatto che il Figlio di Dio abbia vissuto per trent'anni una vita ordinaria, come qualsiasi altra persona, nella città di Nazaret, è di ostacolo all'accoglienza da parte della sua gente della novità che ora Egli svela attraverso parole e segni. Viene considerato incredibile che una persona normale possa ora insegnare e compiere prodigi come quest'uomo. Da qui l'incredulità che impedisce al Maestro di penetrare, cambiandola, la vita degli abitanti del villaggio che a Gesù lo hanno visto crescere. Credo che questo brano di vangelo possa richiamarci due attenzioni. La prima è, a partire dalla vita "nascosta" di Gesù a Nazaret, valorizzare la quotidianità fatta di gesti piccoli, non eclatanti, ma nei quali possiamo vivere da "figli di Dio" (è in questa dimensione che Gesù ha vissuto il 90% della sua vita!). La seconda attenzione è non cessare di stupirci dinanzi alla persona di Gesù, come se già conoscessimo tutto di Lui. In realtà siamo ancora nell'ignoranza. Opportune suonano qui le parole di S. Paolo:
Che il Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori, e così, radicati e fondati nella carità, siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità, e di conoscere l'amore di Cristo che supera ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio (Efesini 3,17-19).
Nazaret oggi, con ben visibile la basilica dell'Annunciazione
 Dal vangelo secondo Matteo  (Mt 13, 54-58).
In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo. 
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.

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