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Visualizzazione dei post da settembre, 2012

Una fede esigente e personale

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Il passaggio dalla domanda generica, quasi fosse un moderno rilevamento di sondaggio, alla domanda personale sull'identità di Gesù è significativo non solo per Pietro, ma per chiunque voglia dirsi discepolo di lui in ogni tempo. Quindi devo ritenere che la domanda sia rivolta anche a me. Gesù mi chiede di espormi personalmente dinanzi a lui: non basta una generica adesione al pensare collettivo. La risposta di fede di Pietro e di ciascuno di noi è impegnativa ed esigente, inoltre, perché comporta la fede in colui che annuncia la sua passione, morte violenta e risurrezione. Vale a dire che la fede in Cristo non può fare a meno del suo centro che è il mistero pasquale. Non è sufficiente per dichiarare la fede in lui la semplice condivisione dei suoi ideali di fratellanza e di amore universale... Buona giornata! Dal vangelo secondo Luca (Lc 9, 18-22). Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le

La vera conoscenza di Cristo

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Erode, incuriosito da quest'uomo Gesù che compie prodigi e la cui  fama cresce a dismisura, "cercava di vederlo" . Finalmente ci sarebbe riuscito. Dopo che Gesù fu arrestato e e condotto davanti al sinedrio, i capi del popolo lo condussero da Erode: ecco finalmente un incontro faccia a faccia. Leggiamo la reazione del re dalle stesse parole del vangelo di Luca (23,8): "Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto. Da molto tempo infatti desiderava vederlo, per averne sentito parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui".  Quella di Erode è la curiosità di un uomo che non vuole cambiare, che, anzi, vuole "sfruttare" la conoscenza di Gesù per trarne qualche profitto. Almeno un po' di divertimento alla pari di un giullare di corte con il compito di stupire... (sperava di vedere qualche miracolo!). Colui che vuole conoscere Gesù per diventarne discepolo è diverso, invece. Un esempio: " Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei s

Ascolto <--> Annuncio

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Siamo al capitolo 9 di Luca. Gesù ha chiamato i Dodici, li ha ammaestrati, ha insegnato alle folle, ha guarito malati e scacciato demoni. Insomma: ha compiuto una lunga opera pedagogica. I Dodici non sono perfetti, ma Gesù, inviandoli, li vuole saggiare: ora tocca a loro. Per gli Apostoli si tratta di "prove tecniche" della missione di annunciare la buona notizia del regno, che tuttavia "decollerà" solo dopo la Pasqua di Gesù e la discesa dello Spirito Santo a Pentecoste. E noi? Non siamo solo "ricevitori" del vangelo. Per il battesimo siamo trasformati in "ricetrasmettitori"! Ciascuno di noi, secondo la propria condizione, è chiamato ad evangelizzare. Ma "non si può evangelizzare se prima non si evangelizza se stessi" (Giovanni Paolo II). Ascolto e annuncio camminano insieme. Non ci può essere ascolto senza annuncio, né annuncio senza ascolto! Buona giornata! Dal vangelo secondo Luca (Lc 9, 1-6) In quel tempo, Gesù convocò

Attenzione a come ascoltiamo

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Il brano lucano di oggi segue la parabola del seminatore e del seme. Il frutto della Parola si "vede"! Il seme se rimane sotterrato e non germoglia, rimane solo, invisibile e senza frutto. Ieri ho amministrato le cresime in una parrocchia (sono a questo scopo uno dei sacerdoti delegati del vescovo). Con i ragazzi mi sono espresso, tra le altre cose, pressappoco così: "Ricevete il sigillo dello Spirito sulla fronte: è una sorta di "tatuaggio", di quelli che oggi vanno tanto di moda e se ne fa bella mostra. Ma questo tatuaggio è diverso, è invisibile. C'è un solo modo per renderlo visibile: con la vita! Abbiamo concluso rinnovando le promesse battesimali che questa è la nostra fede... e noi ci gloriamo di professarla. Teniamo alta la fronte e mostriamo a tutti il tatuaggio spirituale senza vergognarcene!". Ma la fede... nasce dall'ascolto (vedi San Paolo ai Romani  10, 114-15). Facciamo dunque attenzione a come ascoltiamo... e viviamo la Parola. Bu

Lavorare sodo!

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La parabola del seme è tra quelle più note. Con piccole varianti è riferita anche da Matteo e da Marco. "Il seme è la Parola di Dio". I destini del seme sono diversi come diverse sono le condizioni e le caratteristiche delle superfici che li accolgono. Tali condizioni possono trasformarsi, nella misura in cui si accetta di mettere mano al terreno per renderlo da arido, o sassoso, o infestato di rovi, a fertile. La cura del terreno è il cammino di conversione. L'intervento del seminatore e il seme sono puro dono di grazia. La custodia del seme è risultato della fatica e del sudore dell'agricoltore. La capacità di fruttificare è dono di Dio. La Parola di Dio accolta e vissuta "divinizza" e "cristifica" l'uomo. Ecco il frutto: è la vita divina, è la conformazione a Cristo Gesù, è la vita eterna che si fa strada nell'esistenza dell'uomo e lo prepara al "raccolto" per i granai del regno. Coraggio allora: il seme cresce da sé; a n

"Ecco, sto alla porta e busso"

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Oggi ricorre la festa dell'apostolo ed evangelista San Matteo. Egli è autore dell'omonimo vangelo, l'unico scritto del nuovo testamento in lingua ebraica (tutti gli altri sono in lingua greca), destinato ai giudei convertiti al cristianesimo sparsi per il mondo. Il brano di oggi racconta la sua chiamata. Bello il commento che ne fa San Beda il Venerabile (n. 672 ca. - m. 735, monaco inglese) in un'omelia: «Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con lui e con i discepoli» (9, 10). Ecco dunque che la conversione di un solo pubblicano servì di stimolo a quella di molti pubblicani e peccatori, e la remissione dei suoi peccati fu modello a quella di tutti costoro. Fu un autentico e magnifico segno premonitore di realtà future. Colui che sarebbe stato apostolo e maestro della fede attirò a sé una folla di peccatori già fin dal primo momento della sua conversione. Egli cominciò, subito all'inizio, appena ap

Amore-Perdono

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Il racconto odierno del vangelo di Luca è di particolare bellezza e ricchezza. L'evangelista è abile nell'ambientare il racconto, tale da coinvolgere anche emotivamente il lettore che non può rimanere spettatore esterno, ma viene catturato dentro la scena. Ne consiglio perciò una lettura attenta. Ciò che personalmente mi colpisce sono le due prospettive del rapporto amore-perdono, in apparente contraddizione tra di loro. Da una parte, come si evince dalla parabola dei due debitori, la donna peccatrice ama molto perché gli è stato perdonato molto, dall'altra riceve il perdono "perché ha molto amato". A guardare bene però non c'è contraddizione: sono vere entrambe. Anche oggi possiamo sperimentarlo! Dal vangelo secondo Luca (Lc 7, 36-50 ) In quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, p

Senza capricci...

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Il giudizio di Gesù verso "la gente di questa generazione", intendendo con ciò principalmente l'atteggiamento dei farisei e dei dottori della legge, è severo. Sono impermeabili a tutto ciò che non rientra nelle loro categorie, sono incapaci di apertura ad una nuova manifestazione di Dio. Mostrano con ciò un comportamento capriccioso e infantile. Comportarsi da figli della sapienza esige lasciarsi sempre stupire dalla novità di Dio. Ciò, a guardare bene, accade ogni giorno nella misura in cui sappiamo lasciarci illuminare dalla sapienza di Dio nelle varie vicende che ci coinvolgono e nei diversi volti che incrociamo. Per fare questo basta ascoltare la Parola e metterla in pratica. Buona giornata! Dal vangelo secondo Luca (Lc 7, 31-35) In quel tempo, il Signore disse:  «A chi posso paragonare la gente di questa generazione? A chi è simile? È simile a bambini che, seduti in piazza, gridano gli uni agli altri così: “Vi abbiamo suonato il flauto e non avete bal

La salvezza da una sola parola

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La fede del centurione, un uomo del potere di Roma dominante ma buono e giusto, "impressiona Gesù" e suscita la sua ammirazione. L'espressione, riportata dai vangeli, diventerà così celebre tra i cristiani da entrare nella liturgia eucaristica stessa laddove, prima di ricevere il pane eucaristico, i fedeli affermano: "O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa, ma dì soltanto una parola ed io sarò salvato". Fede, quindi, significa "accogliere" il Signore che salva: egli si degna di entrare nella casa dei peccatori, anzi li preferisce perché sono essi che hanno bisogno di guarigione. La nostra preghiera semplice di oggi potrà essere: "Vieni, Signore Gesù!". Buona giornata! Dal vangelo secondo Luca (Lc 7, 1-10). In quel tempo, Gesù, quando ebbe terminato di rivolgere tutte le sue parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafàrnao.  Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l’aveva

La donna sa soffrire

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La memoria di Maria Addolorata segue la festa dell'Esaltazione della Croce. La madre di Gesù è un esempio di straordinaria forza femminile e materna. Il suo "stare" presso la croce è in contrasto con l'assenza di quasi la totalità dei discepoli che non hanno retto a tanto. Maria "sta"! Nello stesso tempo accetta di essere "privata" della sua maternità per estenderla all'intera chiesa nascente. C'è un forte tratto di umanità nel dolore di una madre che conosce le doglie del parto. Per questo la donna è capace di "stare" davanti alla croce meglio di un uomo: è allenata al soffrire. Riporto, a questo proposito, un passaggio della bellissima lettera apostolica che il beato Giovanni Paolo II ha scritto sulla dignità e vocazione della donna Mulieris dignitatem (15 agosto 1988): «La donna quando partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell'afflizione, per la

"Collocazione provvisoria"

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Oggi è la festa dell'Esaltazione della Santa Croce, festa che - secondo la tradizione - trae origine dal ritrovamento della Croce di Cristo a Gerusalemme nell'anno 320 da parte di Sant'Elena, madre dell'imperatore Costantino. Questa volta voglio proporre un celebre scritto di don Tonino Bello, di cui è in corso la causa di beatificazione (vescovo di Molfetta, morto nel 1993): Nel Duomo vecchio di Molfetta c'è un grande crocifisso di terracotta. L'ha donato, qualche anno fa, uno scultore del luogo. Il parroco, in attesa di sistemarlo definitivamente, l'ha addossato alla parete della sagrestia e vi ha apposto un cartoncino con la scritta: "collocazione provvisoria". La scritta che in un primo momento avevo scambiato come intitolazione dell'opera, mi è parsa provvidenzialmente ispirata, al punto che ho pregato il parroco di non rimuovere per nessuna ragione il crocifisso da lì, da quella parete nuda, da quella posizione precaria, con qu

Amare il nemico

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Le beatitudini proclamate da Gesù hanno come conseguenza un rovesciamento di mentalità, una vera metanoia  (greco) che significa letteralmente cambiamento della mente. L'amore al nemico appare contrario a ogni logica, un non-senso, difficilmente argomentabile sul piano della ragionevolezza umana. Esso, possiamo forse dire, è ciò che contraddistingue in maniera inequivocabile il cristiano. L'amore al nemico ci apre al mistero di Dio e del suo amore: "siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso". Gesù è colui che ha incarnato per primo questa pagina di vangelo. Ciascuno di noi, rivestiti di Cristo e innestati in Lui per il battesimo, è abilitato per grazia a vivere come Lui. Solo in Lui abbiamo la chance  di vedere realizzata la verità di questa Parola nella nostra vita. Buona giornata! Dal vangelo secondo Luca (Lc 6, 27-38). In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:  «A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a

Prospettiva ribaltata

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Quello che in Matteo è il discorso della montagna (Mt 5), in Luca è il discorso della pianura (cfr. Lc 6,17) con alcune varianti. In Matteo troviamo un elenco di otto beatitudini, in Luca quattro beatitudini vengono contrapposte a quattro maledizioni. I segni dell'avvento del regno sono già anticipati nei prodigi compiuti da Gesù. Essi consistono in un rovesciamento delle situazioni. La povertà, la fame, il pianto e l'odio non sono più condizioni disperate, non sono più una dannazione per l'uomo. Gesù le assume su di sé e le ribalta: Egli viene a fare nuove tutte le cose (cfr. Ap 21,5). Tutto questo accada già ora, come un anticipo e una caparra di ciò che sarà conseguito in pienezza nel regno dei cieli. Accade ora, nella misura in cui, assumendo gli stessi sentimenti di Cristo, ogni cristiano fa propria e muta nelle varie situazioni umane la povertà in ricchezza, la fame in sazietà, il pianto in gioia, l'odio a causa di Cristo in benedizione. Buona giornata!

Vita contemplattiva

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La preghiera di Gesù sul monte in solitudine, "Solus cum Solo" (solo con il Solo), e l'immersione compassionevole in mezzo all'umanità ferita stanno in rapporto tra di loro come la radice e la chioma di un albero. Contemplazione e azione trovano una sintesi mirabile e ciò ha da diventare la regola di vita di ogni cristiano. Si tratta di riscoprire, per dirla con don Tonino Bello, la dimensione "conteplattiva" della vita cristiana (no, non è un errore: si tratta di una parola, assente dal vocabolario, risultante della fusione tra contemplazione e azione). Buona giornata! Dal vangelo secondo Luca (Lc 6, 12-19). In quei giorni, Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di

Mani leggere

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Il sabato ebraico è giorno di riposo che trae origine dal riposo del Signore al culmine dell'opera della creazione. Gesù non compie un gesto di rottura rispetto alla fede dei padri, operando la guarigione in giorno di sabato. Compiendo tale gesto Egli manifesta la sua opera e la sua missione: quella di redimere, di ri-generare, ri-creare l'uomo ferito dal peccato. Viene spontaneo collegare la guarigione dell'uomo dalla mano paralizzata al particolare della creazione di Adamo di Michelangelo nella Cappella Sistina. L'uomo è creato per dare gloria a Dio: "la gloria di Dio è l'uomo vivente", diceva il padre della Chiesa Sant'Ireneo. L'uomo dalla mano inaridita viene liberato dalla paralisi dell'anima affinché possa tendere le sue mani verso Dio per rendergli lode e gloria e così vivere in pienezza il giorno per il Signore (il sabato per gli ebrei). Oggi tendiamo le nostre mani verso il Signore e se le sentiamo pesanti e incapaci di sollevarsi ve

Il capolavoro di Dio

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Ho volutamente deciso di proporre il testo integrale del vangelo di oggi, festa della natività di Maria, pur potendo sceglierne la versione tagliata. E' un po' strano tutto questo elenco di nomi semitici, difficili da pronunciare, e leggerli arrivando fino in fondo potrebbe risultare perfino irritante. Tuttavia, tale elenco genealogico ci dà l'idea della storia concreta in cui si inserisce il mistero dell'incarnazione. Ciascuno, senza saperlo, ha un ruolo importante nel mosaico della storia. Ovviamente oggi la nostra attenzione è rivolta a Maria - senza dimenticare lo sposo Giuseppe. Ma Maria è "resa possibile" dalla fedeltà a Dio di Giuseppe e di tutta una lunga schiera di antenati. Questo può salutarmente aiutare ciascuno di noi personalmente a fare memoria grata di tutti coloro che ci hanno preceduto e leggervi un filo rosso non casuale ma provvidenziale. Davvero Dio è il Signore della vita e della storia! Tutto è disposto secondo il suo meraviglioso dise

Vino nuovo

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Il vangelo di oggi mi porta a fare una riflessione sulla difficoltà ad aprirsi al "nuovo". Spesso nella vita, mi sembra, ci lasciamo più comodamente guidare dal vecchio adagio: "Chi lascia la via vecchia per la via nuova sa cosa lascia e non sa cosa trova", o, come afferma Gesù rivolgendosi a coloro che sono attaccati alla legge antica: "Il (vino) vecchio è gradevole!". Gesù è "il vino nuovo": ricordiamo senz'altro cosa avvenne alle nozze di Cana (Gv 2). Il vino (vecchio) è esaurito: Gesù, trasformando l'acqua, dona un vino nuovo, mai assaggiato prima. E' segno della novità di Cristo e del Regno che irrompe nella storia. Gesù parla anche del vestito nuovo, che non può essere compromesso con quello vecchio. Potremmo veder in esso il vestito nuovo del battesimo, una vita rinnovata dalla partecipazione al mistero di morte e risurrezione di Cristo. Tale veste bianca non può essere archiviata in un cassetto. Essere rivestiti di Cristo, p

Prendi il largo...

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Nel vangelo secondo Luca, il terreno della vocazione di Simone è ampiamente preparato. Egli, essendo di Cafarnao, ha già avuto modo di conoscere Gesù, di ascoltarne la parola e ammirarne i prodigi, perfino quello della guarigione di sua suocera in preda alla febbre. Tutto ciò avrà già dissodato il terreno della sua anima, avrà scavato qualcosa dentro di lui, lasciandolo con dubbi, domande e attese. Ma accade qualcosa di nuovo che rompe la routine quotidiana della sua attività di pescatore. Sembra secondario il fatto che Gesù gli chieda semplicemente la cortesia di salire in barca per permettergli di parlare più agevolmente alla folla un po' discostato dalla riva, mentre in realtà è esattamente in questo contesto che accade la svolta decisiva nella vita di Simone e dei suoi compagni. "Prendi il largo...": con queste parole Gesù rivolge la sua attenzione al pescatore galileo. Simone passa dall'ammirazione, dalla perplessità alla fiducia: rischia e decide di fidarsi. D

Parola e gesti

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Le parole di Gesù pronunciate nella sinagoga di Cafarnao sono seguite dai fatti. Non è un cialtrone, non un imbonitore di folle alla ricerca di facile successo, non un venditore di fumo illusorio. Parole e gesti: in questa unione indissolubile sta la forza di Gesù, la sua credibilità e autorevolezza. Come in principio (vedi Genesi cap. 1) è la Parola che crea, così il Verbo fatto carne è la Parola che ri-crea e redime l'uomo e il mondo. Credo che anche nel nostro tempo abbiamo bisogno di riscoprire l'unità tra parola e gesti. Vale qui la pena ricordare la parola già udita domenica scorsa, tratta dalla lettera di Giacomo (1,22-25):  "Siate di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi; perché, se uno ascolta la Parola e non la mette in pratica, costui somiglia a un uomo che guarda il proprio volto allo specchio: appena si è guardato, se ne va, e subito dimentica come era. Chi invece fissa lo sguardo sulla legge perfetta, la

Parola che seduce

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Gesù lascia alle sue spalle Nazareth: nessuno è profeta in patria. E scende a Cafarnao, sulla riva del lago di Tiberiade, città eletta a sua residenza; abiterà nella casa di Pietro sembra. E qui, similmente a Nazareth, ma con esito opposto, manifesta la forza della sua parola. Gli uditori intuiscono che davanti a loro non c'è semplicemente uno che dice parole forti, ma c'è la Parola stessa uscita da Dio con tutta la sua potenza salvifica. Gli spiriti impuri non possono resistergli. Gesù, Parola fatta carne, è irresistibile. Arrendiamoci a Lui! Che ci capiti la sorte del profeta Geremia: "Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre" (Ger, 20,7). Dal vangelo secondo Luca (Lc 4, 31-37). In quel tempo, Gesù scese a Cafàrnao, città della Galilea, e in giorno di sabato insegnava alla gente. Erano stupiti del suo insegnamento perché la sua parola aveva autorità.  Nella sinagoga c’era un uomo che era posseduto da un demonio impuro; cominciò a gridare f

La Parola che penetra...

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Il testo del vangelo di Luca, che a partire da oggi ci accompagnerà nelle prossime settimane, dopo i racconti dell'infanzia e quello delle tentazioni nel deserto, ci regala questa stupenda pagina dell'inaugurazione del ministero di Gesù nella sinagoga della sua città, Nazaret. Le parole che Gesù legge dal rotolo del profeta Isaia, sulla sua bocca acquistano un peso tutto nuovo. E' come se queste parole si materializzassero in Lui: "Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato". Ma la Parola di Dio spacca e penetra in profondità, domandando un'adesione. Chi da questa Parola si lascia ferire a questa Parola si unisce e da essa si lascia trasformare. Chi è chiuso nelle proprie sicurezze la respinge come un disturbo per il suo quieto vivere e l'allontana da sé. Per questo il profeta è scomodo: perché la sua è una verità che destabilizza, che non lascia le cose e le persone così come sono. Chi non sopporta ciò cerca di mettere a tacere la voce

Il talento della Parola

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Mentre tutti i giornali e il web parlano del Cardinal Martini all'indomani della sua morte, constatando con stupore di quale considerazione e stima godesse anche presso tanti laici non credenti e tante personalità di altre religioni, mi viene da chiedere quali fossero i talenti che egli ha fatto fruttificare nella sua vita. La risposta  - secondo me - è una: la Parola. Il suo ingresso da Arcivescovo a Milano lo ha fatto a piedi e con il vangelo in mano. Il cronista Gianni Santucci del Corriere della Sera di oggi afferma che "nella stanza al terzo piano (dell'Aloisianum, casa dei gesuiti a Gallarate) la grande Bibbia che Martini teneva sempre accanto a sé è ancora aperta". Il Vangelo, la Bibbia aperta e l'apertura all'uomo con le sue inquietudini e i suoi interrogativi, fedeltà a Dio e al suo messaggio e all'uomo, l'uomo del nostro tempo: ecco i due ingredienti che fanno entrare il cardinal Martini nel novero dei grandi. Il Signore lo avrà accolto con