La Parola che penetra...


Il testo del vangelo di Luca, che a partire da oggi ci accompagnerà nelle prossime settimane, dopo i racconti dell'infanzia e quello delle tentazioni nel deserto, ci regala questa stupenda pagina dell'inaugurazione del ministero di Gesù nella sinagoga della sua città, Nazaret. Le parole che Gesù legge dal rotolo del profeta Isaia, sulla sua bocca acquistano un peso tutto nuovo. E' come se queste parole si materializzassero in Lui: "Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato". Ma la Parola di Dio spacca e penetra in profondità, domandando un'adesione. Chi da questa Parola si lascia ferire a questa Parola si unisce e da essa si lascia trasformare. Chi è chiuso nelle proprie sicurezze la respinge come un disturbo per il suo quieto vivere e l'allontana da sé. Per questo il profeta è scomodo: perché la sua è una verità che destabilizza, che non lascia le cose e le persone così come sono. Chi non sopporta ciò cerca di mettere a tacere la voce profetica, con tutti i mezzi: dallo screditamento all'eliminazione fisica. ... San Giacomo, nella sua lettera, così ci esortava ieri (seconda lettura della XXII dom. del t.o., anno B): "Accogliete con docilità la Parola che è stata piantata in voi e può portarvi alla salvezza" (Gc 1,21) .Che la Parola di Gesù ci ferisca il cuore!

Antico rotolo del profeta Isaia
Dal vangelo secondo Luca (Lc 4, 16-30).
In quel tempo, Gesù venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi,
a proclamare l’anno di grazia del Signore».
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

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