Il talento della Parola


Mentre tutti i giornali e il web parlano del Cardinal Martini all'indomani della sua morte, constatando con stupore di quale considerazione e stima godesse anche presso tanti laici non credenti e tante personalità di altre religioni, mi viene da chiedere quali fossero i talenti che egli ha fatto fruttificare nella sua vita. La risposta  - secondo me - è una: la Parola. Il suo ingresso da Arcivescovo a Milano lo ha fatto a piedi e con il vangelo in mano. Il cronista Gianni Santucci del Corriere della Sera di oggi afferma che "nella stanza al terzo piano (dell'Aloisianum, casa dei gesuiti a Gallarate) la grande Bibbia che Martini teneva sempre accanto a sé è ancora aperta". Il Vangelo, la Bibbia aperta e l'apertura all'uomo con le sue inquietudini e i suoi interrogativi, fedeltà a Dio e al suo messaggio e all'uomo, l'uomo del nostro tempo: ecco i due ingredienti che fanno entrare il cardinal Martini nel novero dei grandi. Il Signore lo avrà accolto con le stesse parole del Vangelo di oggi: “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.


Dal vangelo secondo Matteo (Mt 25, 14-30).
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: 
«Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. 
Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. 
Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. 
Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. 
Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. 
Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”. 
Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”».

Commenti

Post popolari in questo blog

Mai confondere l'errore con l'errante

Continua a giocare!

"O meraviglioso scambio!"