Anno del Signore 2023

Tiziano Vecellio, Sacra famiglia con un pastore


Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l'un l'altro: "Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere". Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro (Lc 2,15-20)

«Nel primo giorno dell’anno, la liturgia fa risuonare in tutta la Chiesa sparsa nel mondo l’antica benedizione sacerdotale, che abbiamo ascoltato nella prima lettura: “Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace” (Nm 6,24-26). Questa benedizione fu affidata da Dio, tramite Mosè, ad Aronne e ai suoi figli, cioè ai sacerdoti del popolo d’Israele. È un triplice augurio pieno di luce, che promana dalla ripetizione del nome di Dio, il Signore, e dall’immagine del suo volto. In effetti, per essere benedetti bisogna stare alla presenza di Dio, ricevere su di sé il suo Nome e rimanere nel cono di luce che parte dal suo Volto, nello spazio illuminato dal suo sguardo, che diffonde grazia e pace. Questa è l’esperienza che hanno fatto anche i pastori di Betlemme, che compaiono ancora nel Vangelo di oggi. Hanno fatto l’esperienza di stare alla presenza di Dio» (Benedetto XVI, Omelia del 1° gennaio 2012).
È con queste parole di Papa Benedetto XVI, salito al Cielo alle ore 9:34 del 31 dicembre 2022, che desidero introdurre la nostra riflessione di oggi. Siamo grati a Dio per il suo servizio fedele alla Chiesa e per l’esempio di umiltà che ci ha lasciato. Preghiamo perché il Signore lo accolga tra i suoi eletti.
Si racconta che la Notte Santa – quando gli angeli cantavano il “Gloria” nel cielo e annunciavano la Buona Notizia sulla terra – anche un povero pastore ricevette l’invito a recarsi a Betlemme. Era un povero pastore, anzi il più povero di tutti! Ogni pastore aveva trovato qualcosa da portare in dono: chi un agnello, chi una focaccia, chi del pecorino, chi un indumento di lana ben calda. Lui, il più povero, non aveva trovato proprio nulla. Tanto che diceva tra sé: “Non ho proprio nulla: non posso andare a Betlemme. Infatti, cosa porterei?” Così pensava e così fece presente a quanti insistevano perché si unisse alla loro comitiva. Ma tanto dissero e tanto fecero che lo trascinarono insieme a loro. Durante il viaggio non riuscì a pensare niente e camminava quasi tranquillo. Ma quando fu nel riparo per le bestie, dove appunto era il Bambino con Maria e Giuseppe, fu preso dall’emozione. Ecco, avanzavano gli altri e offrirono i loro doni; e Maria, la madre del Bambino, si dispose a ricevere i regali, ma aveva il Bambino tra le braccia: come fare? Guardò attorno e, come scorse il povero pastore, il più povero di tutti, e le sue mani vuote, lo chiamò a sé, chinò il capo sorridente e gli adagiò il Bambino tra le braccia! Solo in quel momento il pastore capì che per poter accogliere quel Bambino bisognava avere le mani vuote! (Silvano Fausti).

Questa leggenda ci offre lo spunto per cogliere il primo grande messaggio che il Natale comunica, ovvero che la nostra povertà è il luogo dove riceviamo Dio. Tra quei pastori chi aveva di meno ebbe di più. Dio si fa “piccolo”, si incarna, prende forma nella nostra storia per dirci che ha bisogno di noi e per indicarci la via dell’umiltà come quella privilegiata all’incontro con Lui. Nasce bambino dal grembo di una donna, che Dio ha guardato per la sua umiltà, ed è accudito e coccolato tra le braccia della Madre per insegnarci che la salvezza passa attraverso la capacità di accogliere l’Amore e di donarlo agli altri. Maria è la madre di Gesù, non solo perché l’ha portato nel grembo, ma perché ha accolto “il Verbo che si è fatto carne” (Gv 1,14) e nell’accoglierlo è diventata al tempo stesso madre di Dio e madre nostra, di noi che siamo figli di Dio per adozione. La mamma è la persona più vicina al suo bambino e Maria, che oggi la Chiesa festeggia come Madre di Dio, è la più vicina a Lui che è Amore. Per questo da lei impariamo ad amare come il Signore ci ama, nel dono totale di sé. Ecco allora che Maria ci insegna a stare con il Signore e chi sta davvero vicino a Lui impara a farsi prossimo, si sente spinto ad amare i propri fratelli. E il prossimo da amare non va cercato lontano, ma va scoperto e riconosciuto ogni giorno, guardandoci attorno con l'occhio limpido e il cuore generoso come quello di Maria. Così ci sarà la pace.

Concludo ancora una volta citando Papa Benedetto XVI:«“Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore” (Lc 2, 19). Il primo giorno dell'anno è posto sotto il segno di una donna, Maria. L'evangelista Luca la descrive come la Vergine silenziosa, in costante ascolto della parola eterna, che vive nella Parola di Dio. Maria serba nel suo cuore le parole che vengono da Dio e, congiungendole come in un mosaico, impara a comprenderle. Alla sua scuola vogliamo apprendere anche noi a diventare attenti e docili discepoli del Signore. Con il suo aiuto materno, desideriamo impegnarci a lavorare alacremente nel "cantiere" della pace, alla sequela di Cristo, Principe della Pace. Seguendo l'esempio della Vergine Santa, vogliamo lasciarci guidare sempre e solo da Gesù Cristo, che è lo stesso ieri, oggi e sempre! (cfr Eb 13, 8)» (Benedetto XVI, Omelia del 1° gennaio 2006).

Impariamo da Maria, Madre di Dio, a custodire il Signore della Pace, e a vivere da figli di Dio e fratelli tra di noi. Buon Anno del Signore 2023! (Lo so, non è più in uso dire così: “Anno Domini (A.D.), Anno del Signore”, ma tra noi cristiani possiamo ricordarcelo che è il Signore che dà pienezza al tempo!).

Commenti

  1. Maria Madre di Dio e Madre nostra, ci protegga in ogni momento nel difficile cammino della vita. Imparando da Lei la straordinaria vicinanza al nostro Signore Gesù, che è la nostra forza, il nostro tutto. Niente possiamo fare senza di Lui.

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  2. Ringrazio DIo.per una attenta riflessione sulla parola di Dio grazie don Sandro scusa se ti chiamo così sei sempre nei nostri cuori 💕 Luciano e Marisa buon anno

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  3. Grazie Maria SS.ma che ci insegni come AMARE...🙏

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