Mai confondere l'errore con l'errante


Gesù non è venuto per condannare, ma per salvare il mondo! La condanna non è che il risultato di un'auto esclusione, di un rifiuto senza appello. Si tratta di essere non solo uditori della Parola, ma realizzatori del Vangelo. Tuttavia vorrei porre l'attenzione su un particolare aspetto connesso al messaggio di questo brano evangelico. Una domanda dobbiamo rivolgere a noi stessi: "Il mio giudizio verso le persone e il mondo è un giudizio di condanna o di salvezza?". Non si tratta certo di misconoscere l'errore e ciò che è male, ma qual'è il mio atteggiamento verso chi sbaglia? Vorrei qui richiamare un celebre passo sulla distinzione da farsi tra l'errore e l'errante del papa beato Giovanni XXIII, tratto dall'enciclica Pacem in Terris (1963):
Non si dovrà però mai confondere l’errore con l’errante, anche quando si tratta di errore o di conoscenza inadeguata della verità in campo morale religioso. L’errante è sempre ed anzitutto un essere umano e conserva, in ogni caso, la sua dignità di persona; e va sempre considerato e trattato come si conviene a tanta dignità. Inoltre in ogni essere umano non si spegne mai l’esigenza, congenita alla sua natura, di spezzare gli schemi dell’errore per aprirsi alla conoscenza della verità. E l’azione di Dio in lui non viene mai meno. Per cui chi in un particolare momento della sua vita non ha chiarezza di fede, o aderisce ad opinioni erronee, può essere domani illuminato e credere alla verità. (n.83).
Quando c'è qualcosa che non ci piace, ci ferisce, ci urta, è estremamente facile condannare in maniera sommaria, senza distinzioni e senza appello. E' difficile rigettare l'errore e conservare uno sguardo di benevolenza verso l'errante, ma nel guardare e giudicare ogni persona si tratta di far nostro lo stesso sguardo di Cristo. Vogliamo provarci oggi stesso?



Dal vangelo secondo Giovanni (Gv 12,44-50).
In quel tempo, Gesù esclamò:
«Chi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre.
Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo.
Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerà nell’ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me».

Commenti

  1. Incomincio bene la settima dopo aver letto queste belle parole. Avevo sentito in televisione le parole di Papa XXIII. Semplice e "straight foward", cosi dirette che mi hanno indotto a l'azione di scriverle per non dimenticarle. Giovanna-Montreal, Canada

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