Un cielo senza amore?

Trovo molto interessante e stimolante, a proposito del brano evangelico della liturgia di oggi, proporre un passaggio di un bel testo dell'artista gesuita Marko Ivan Rupnik (Sergej Sergeevic Averincev - Marko Ivan Rupnik, Adamo e il suo costato. Spiritualità dell'amore coniugale, Ed. Lipa, Roma 1996). In un paragrafo, dal titolo "Il ruolo della sessualità culmina nella verginità", afferma:
«E' una frase che può sconcertare, ma è proprio così. Se l'amore pian piano penetra tutti i momenti della vita di una coppia, allora i due cominciano a percepire la stessa verità espressa nell'atto sessuale in tante altre situazioni della vita. E' un percorso abbastanza 'classico' di un amore vero. Se il significato dell'atto sessuale sta nell'unire due persone, quando queste hanno realmente cementato il loro vissuto, la sessualità stessa... comincia ad esaurire il suo ruolo. E' per questo che Cristo dice che nell'aldilà la sessualità non sarà vissuta nello stesso modo. Perché, quando due arrivano, non serve più... Per questo i Padri [antichi scrittori cristiani che si sono distinti per vita e dottrina, ndr] parlano della verginità delle coppie, ma non la intendono come noi  usualmente la intendiamo: è il punto di arrivo, quando due persone si sono ormai unite. Allora il percorso è dall'amore erotico all'amore agapico... La verginità significa l'uomo integrato nell'amore divino che non necessita più di nessun simbolo erotico per sperimentare l'amore e crederlo. L'uomo vergine passa dal bisogno di essere amato alla convinzione di esserlo. Quindi vive la sua piena identità come persona che ama. La verginità si realizza nell'uomo in cui la sua fondamentale apertura, la sua sostanziale relazionalità viene colmata dall'esperienza dell'amore di Dio stesso. Perciò la verginità è uno stato dell'uomo che si realizza concretamente sia attraverso l'amore coniugale che attraverso la vocazione al celibato».

Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, vennero da Gesù alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e lo interrogavano dicendo: «Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che, se muore il fratello di qualcuno e lascia la moglie senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello. C’erano sette fratelli: il primo prese moglie, morì e non lasciò discendenza. Allora la prese il secondo e morì senza lasciare discendenza; e il terzo egualmente, e nessuno dei sette lasciò discendenza. Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna. Alla risurrezione, quando risorgeranno, di quale di loro sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». 
Rispose loro Gesù: «Non è forse per questo che siete in errore, perché non conoscete le Scritture né la potenza di Dio? Quando risorgeranno dai morti, infatti, non prenderanno né moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli. Riguardo al fatto che i morti risorgono, non avete letto nel libro di Mosè, nel racconto del roveto, come Dio gli parlò dicendo: “Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe”? Non è Dio dei morti, ma dei viventi! Voi siete in grave errore». 

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