Apriamo laboratori di talenti!


Un anno fa, di questo giorno, festa del lavoro, commentavo la drammatica notizia dell'esercito di giovani che vanno a comporre la neet generation (giovani dai 15 ai 29 anni che non lavorano, non studiano, non fanno nessun tirocinio), in una parola: giovani rassegnati. Oltre due milioni in Italia, diecimila nelle sole provincie di Fermo e Ascoli Piceno (secondo recenti dati istat)! Cifra che non risulta neanche negli elenchi dei disoccupati (1 giovane su 3!). Beh, cosa posso fare, cosa possiamo fare a partire da me, da noi? La preghiera da sola (troppo comodo!) non basta. Perché è vero ciò che ha detto Papa Francesco in un tweet di qualche giorno fa: "Lo Spirito Santo ci trasforma veramente e vuole trasformare, anche attraverso di noi, il mondo in cui viviamo". Se fossi parroco, la prima cosa in cui mi lancerei è aprire un "laboratorio di talenti" per ragazzi e giovani (è l'efficace titolo di un recente documento della conferenza episcopale italiana, sul mondo degli oratori). La comunità cristiana può fare tanto e deve fare di più, anche in questo campo: non può limitarsi a celebrare riti! Il lavoro entra nella stessa liturgia: "Benedetto sei tu Signore Dio dell'universo per questo pane, frutto della terra e del lavoro dell'uomo...". Gesù, il Maestro, ha scelto di fare l'apprendista di Giuseppe: si è guadagnato il pane con il sudore della fronte mescolato alla segatura, Lui, che poi quello stesso pane ha spezzato e condiviso per saziare stomaci e cuori vuoti. San Giuseppe lavoratore, prega per noi!

Copertina del The Economist dedicata alla "Generazione senza lavoro"

Dal vangelo secondo Matteo (Mt 13, 54-58).
In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo. 
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.

Commenti

  1. "Il lavoro nobilita l'uomo"... è proprio vero! E se i giovani sono rassegnati... a noi adulti il compito di sostenerli e di continuare ad accompagnarli. Ripartiamo da noi, forse più rassegnati di loro e pieni di paure, spronandoli a dare il meglio, a non accontentarsi, a non adagiarsi. Aiutiamoli a diventare più forti, ma forti nello Spirito, capaci di affrontare le difficoltà, le delusioni, la tristezza... senza pretendere che riescano sempre a superarle, ma forti in grado di affrontarle, con la consapevolezza che esiste sempre una soluzione, una risposta, un'altra strada. Aiutiamoli a credere ancora a grandi ideali e a sognare. Affidiamoci a Maria e a Giuseppe... un grandissimo esempio!
    MS

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