Discepoli di un Dio crocifisso


Nell'avvicinarsi della Pasqua la liturgia ci propone dei testi evangelici che mostrano la crescente ostilità nei confronti di Gesù e fanno presagire il destino di Passione. L'evangelista Giovanni parla della "sua ora" non ancora giunta. Questa "ora" coincide con la morte di croce, il segno in cui Dio mette in gioco tutto di sé per noi. La Parola di questi giorni dunque ci fa compiere il percorso di amore folle di Dio per noi, ci prepara a contemplare la "bellezza" del Crocifisso. Tutto ciò possa suscitare in noi una risposta di fedeltà e di sequela. San Pietro afferma: "Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme" (1Pt 2,21). Fanno eco le parole forti nell'omelia di ieri di papa Francesco: "Quando camminiamo senza la Croce, quando edifichiamo senza la Croce e quando confessiamo un Cristo senza Croce, non siamo discepoli del Signore: siamo mondani, siamo Vescovi, Preti, Cardinali, Papi, ma non discepoli del Signore". 


Dal vangelo secondo Giovanni (Gv 7, 1-2. 10. 25-30).
In quel tempo, Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più percorrere la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo.
Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, quella delle Capanne. Quando i suoi fratelli salirono per la festa, vi salì anche lui: non apertamente, ma quasi di nascosto.
Alcuni abitanti di Gerusalemme dicevano: «Non è costui quello che cercano di uccidere? Ecco, egli parla liberamente, eppure non gli dicono nulla. I capi hanno forse riconosciuto davvero che egli è il Cristo? Ma costui sappiamo di dov'è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia». 
Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato». 
Cercavano allora di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettere le mani su di lui, perché non era ancora giunta la sua ora. 

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