Oltre il perbenismo


Gesù che si "mescola" con i peccatori, che siede a tavola e condivide cibo e bevande insieme con loro, è un'immagine potente! Fa saltare in aria tutto il perbenismo di cui, spesso senza avvedercene, siamo imbevuti. A chi non è mai capitato di formulare una critica o di fare lo scandalizzato di fronte a simili situazioni? Non finiamo forse a volerci vedere qualcosa di torbido, uno scendere a compromessi con il male, una debolezza? Personalmente credo che questo accade perché sono io in realtà ad essere debole e, nel volermi distinguere dall'altro giudicandomi di fatto migliore di lui, penso di poter vantare un merito davanti al prossimo e perfino a Dio stesso. Lo sguardo di Gesù è totalmente diverso: Egli "svuota" se stesso per farsi accanto ad ogni uomo, a cominciare dal più miserabile. Egli, che è Dio, si fa accanto ad ogni uomo, liberandolo dall'imbarazzo dell'indegnità e mettendolo a suo agio, perché da questa vicinanza l'uomo caduto e ferito possa ritrovare se stesso, pienamente riconquistato alla sua altissima vocazione di far risplendere l'immagine e la somiglianza di Dio nel suo volto. Questa è la misericordia: un cuore rivolto al misero, capace di restituirgli tutta la sua ricchezza. Così mi guarda Gesù, con questo sguardo! E, raggiunta questa consapevolezza, cosa mi direbbe? "Va' e anche tu fa così!" (Lc 10,37).


Dal vangelo secondo Marco (Mc 2,13-17).
In quel tempo, Gesù uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre stava a tavola in casa di lui, anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?». 
Udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».

Commenti

  1. CIT: Personalmente credo che questo accade perché sono io in realtà ad essere debole

    carissimo prete, faccio mia la monizione che dalla Scrittura hai fatto derivare verso la tua vita. La tua vita è anche un pò la mia vita e la mia vita è un pò la tua vita: nessuno può immaginare di salvarsi da solo. Nessuno può dirsi credente se non si lascia contagiare dall'avvenimento, dal fatto, dalla quotidianità che irrompe dall'eternità: una persona: Gesù che è Dio! Tutto ciò che egli ha detto e fatto lo fa e dice oggi lo farà e dirà domani a me a te ... buona eterna quotidianità a NOI

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