Alzati e cammina!


Qualche tempo fa, ascoltando durante una passeggiata un'interessante podcast della trasmissione "Uomini e Profeti" di Radio 3 Rai, sono rimasto colpito da un'intervista della conduttrice Gabriella Caramore all'artista, drammaturgo e scrittore ebreo Moni Ovadia, laddove egli affermava che l'attributo che meglio descrive la condizione dell'uomo è quello dell'"esiliato". Il nomade, il pellegrino è una persona aperta, sempre in cammino, sempre protesa verso il compimento mai pienamente posseduto e raggiunto. Il nomade e il pellegrino, inoltre, non teme l'altro, ma è aperto verso tutti, ama tutti. Questo, per la verità, è un elemento tipico della cultura ebraica e cristiana. Il pericolo sta nel fermarsi, nel chiudersi nella posizione raggiunta, nel rinunciare a camminare, nel dimenticare che il senso della vita sta nell'essere protesi verso l'Altro e verso l'altro. L'Avvento è il tempo favorevole per rimettersi in moto, per ritrovare le motivazioni giuste del cammino. Oggi la prima lettura della liturgia ci offre una delle pagine più belle di Isaia (cap. 35), riguardanti la condizione del popolo di Israele in esilio: 
Irrobustite le mani fiacche,
rendete salde le ginocchia vacillanti.
Dite agli smarriti di cuore:
«Coraggio, non temete!
Ecco il vostro Dio,
... Egli viene a salvarvi».
Ci sarà un sentiero e una strada
e la chiameranno via santa...
 
Chi ci libererà dalla paralisi della paura, dell'incertezza, dei sensi di colpa, dell'assenza di speranza? Il vangelo di oggi parla chiaro: "Ti sono perdonati i tuoi peccati... Alzati e cammina!". Ma chi mi condurrà dal Signore se, paralizzato, sono incapace di muovermi? E' qui che gioca un ruolo essenziale la comunità: "Ed ecco, alcuni uomini, portando su un letto un uomo che era paralizzato, cercavano di farlo entrare e di metterlo davanti a lui". E' capitato anche a me, forse è capitato anche a te di essere stato "soccorso". Occhio allora: anche noi dobbiamo andare e fare lo stesso verso chi ha rinunciato a camminare. Nessuno deve rimanere indietro!


Dal vangelo secondo Luca (Lc 5, 17-26).
Un giorno Gesù stava insegnando. Sedevano là anche dei farisei e maestri della Legge, venuti da ogni villaggio della Galilea e della Giudea, e da Gerusalemme. E la potenza del Signore gli faceva operare guarigioni. 
Ed ecco, alcuni uomini, portando su un letto un uomo che era paralizzato, cercavano di farlo entrare e di metterlo davanti a lui. Non trovando da quale parte farlo entrare a causa della folla, salirono sul tetto e, attraverso le tegole, lo calarono con il lettuccio davanti a Gesù nel mezzo della stanza. 
Vedendo la loro fede, disse: «Uomo, ti sono perdonati i tuoi peccati». Gli scribi e i farisei cominciarono a discutere, dicendo: «Chi è costui che dice bestemmie? Chi può perdonare i peccati, se non Dio soltanto?». 
Ma Gesù, conosciuti i loro ragionamenti, rispose: «Perché pensate così nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire “Ti sono perdonati i tuoi peccati”, oppure dire “Àlzati e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati, dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi il tuo lettuccio e torna a casa tua». Subito egli si alzò davanti a loro, prese il lettuccio su cui era disteso e andò a casa sua, glorificando Dio. 
Tutti furono colti da stupore e davano gloria a Dio; pieni di timore dicevano: «Oggi abbiamo visto cose prodigiose».

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