"Chi ascolta voi ascolta me..."


Riprendiamo il breve commento al vangelo quotidiano, dopo alcuni giorni di interruzione a causa di un bel pellegrinaggio con la comunità del seminario sui luoghi dei papi del Concilio Vaticano II, Giovanni XXIII (Sotto il Monte - Bergamo) e Paolo VI (Concesio - Brescia), culminato con la partecipazione alla S. Messa di papa Benedetto XVI a Loreto a 50 anni dal medesimo gesto del "papa buono". 
La requisitoria di Gesù nei confronti dei due villaggi di Galilea, Corazin e Betsaida, è inserita nel più ampio contesto dell'invio dei settantadue discepoli per la missione. Gesù, in tale contesto, mette in conto il rifiuto dell'annuncio ("vi mando come agnelli in mezzo ai lupi" v. 3) da parte di coloro che sono giudicati i più "vicini", perché già destinatari delle promesse antiche per l'appartenenza al popolo ebraico. Le città pagane Tiro e Sidone avrebbero fatto decisamente meglio. Ecco allora il detto centrale di Gesù nel brano odierno. "Chi ascolta voi ascolta me...". La parola e i gesti del maestro si prolungano nella parola e nei gesti degli apostoli e, in senso più ampio, di ogni discepolo che è in comunione con essi. Di solito l'espressione di Gesù, a buon titolo, viene applicata all'azione di insegnare dei successori di Pietro e degli apostoli. La fedeltà a Cristo perciò si misura anche nella fedeltà al magistero del vescovo di Roma, il papa, e ad ogni vescovo unito a lui nel collegio dei vescovi.


Dal vangelo secondo Luca (Lc 10, 13-16)
In quel tempo, Gesù disse: 
«Guai a te, Corazìn, guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che avvennero in mezzo a voi, già da tempo, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, nel giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi. 
E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai!
Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me, disprezza colui che mi ha mandato».   

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