Una finestra aperta verso l'eterno


Il brano odierno del vangelo di Giovanni ci offre un altro frammento del discorso che Gesù fa ai discepoli per predisporli ai misteri connessi alla sua Pasqua e svelarne il senso. In particolare l'ultimo versetto (28) ci introduce alla festa dell'Ascensione di domani e ce ne riassume il significato. L'irruzione dell'eterno nel tempo ("sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo") fa sì che ciò che vive nel tempo possa entrare nell'eterno, in quanto il Verbo, incarnandosi, assume l'umano e lo eleva all'altezza di Dio ("ora lascio di nuovo il mondo e vado al Padre"). Gesù, in questo movimento di discesa e ascensione, di abbassamento e innalzamento, svela l'altissima vocazione non solo dell'uomo, ma dell'intero cosmo aprendogli l'accesso all'eterno. La preghiera è il luogo privilegiato dell'incontro tra tempo ed eterno. E' spazio in cui si stabilisce la comunione d'amore tra noi e il Padre, per mezzo di Cristo e nello Spirito. Regaliamoci anche oggi un tempo per pregare: apriamo la finestra del tempo in cui siamo immersi con i suoi tratti oscuri per lasciarci inondare dalla luce che proviene dall'eterno e ammiriamone gli orizzonti.



Dal vangelo secondo Giovanni (Gv 16, 23b-28)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«In verità, in verità io vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena.
Queste cose ve le ho dette in modo velato, ma viene l’ora in cui non vi parlerò più in modo velato e apertamente vi parlerò del Padre. In quel giorno chiederete nel mio nome e non vi dico che pregherò il Padre per voi: il Padre stesso infatti vi ama, perché voi avete amato me e avete creduto che io sono uscito da Dio.
Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo e vado al Padre». 

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