Non solo ferite... ma feritoie


Gesù è asceso al Cielo e si ha l'impressione che Egli non si curi delle prove e delle tribolazioni che scuotono la vita degli uomini di ogni luogo e di ogni tempo. L'impressione è l'esatto contrario di quanto ha affermato ai discepoli tornando al Padre: "Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,20). Eppure Gesù stesso ha sperimentato l'abbandono di tutti, perfino l'abbandono di Dio (il grido sulla croce: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?" in Mc 15,34 e Mt 27,46), un po' in apparente contraddizione con quanto è affermato nel brano di oggi. Tuttavia è esattamente questo attraversare la ferita dell'abbandono per guarirla dal di dentro il fondamento della nostra speranza. Egli ci può quindi incoraggiare perché ha vinto il mondo, rialzandosi, risorto e vittorioso, dalle sue macerie di morte. Per dirla con un'efficace espressione usata da don Tonino Bello, la Pasqua di Gesù ci permette di trasformare le "ferite" in "feritoie". Le ferite, come finestre che ci fanno intravvedere e pregustare la pace del Risorto. Mettiamo dunque la mano nelle ferite, nostre e degli altri, senza lasciarci da esse impressionare, contempliamole... ma con occhi di Pasqua.

Finale Emilia - Torre distrutta dal terremoto del 20.5.2012
Dal vangelo secondo Giovanni (Gv 16, 29-33).
In quel tempo, dissero i discepoli a Gesù: «Ecco, ora parli apertamente e non più in modo velato. Ora sappiamo che tu sai tutto e non hai bisogno che alcuno t’interroghi. Per questo crediamo che sei uscito da Dio».
Rispose loro Gesù: «Adesso credete? Ecco, viene l’ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto suo e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me.
Vi ho detto questo perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!». 

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