La gioia piena


Il vangelo di oggi si comprende bene alla luce della metafora della vite e dei tralci, di cui il brano di Giovanni  che leggiamo (vv. 9-11) è continuazione. Come è la linfa nella vite, così è l'amore che dal Padre per il Figlio   fluisce fino a noi e tutto vivifica con la forza vivificante dello Spirito. Si realizza il mistero dell'inabitazione dei discepoli nel seno della Trinità. Condizione, e verifica nello stesso tempo, è l'osservanza dei comandamenti del Maestro. Come vedremo, Gesù dirà: "Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi" (v. 12). Dunque, la nostra unione con Dio e l'unione fraterna non sono innanzitutto frutto di uno sforzo morale, ma sono dono gratuito: basta lasciarsi irrorare dalla linfa dello Spirito, senza contristarlo e spegnerlo. Il frutto è la gioia: quella vera, quella piena, non come quella che dà il mondo (cf. Gv 14,27). Sant'Agostino, dopo tanto cercare, finalmente la trova in Dio e la esprime in questo modo: "ci hai fatti per te, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te" (Confessioni 1,1).

Luigi Fontana - Gesù e gli Apostoli
Seminario Arcivescovile (quadro, purtroppo, rubato)


Dal vangelo secondo Giovanni (Gv 15, 9-11).
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore.
Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore.
Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena».

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